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La Grande 'Ndocciata di Agnone - 8/24
dicembre 2019 |
Agnone, 08 novembre 2019
Il più grande rito del fuoco del Mondo
La grande ‘Ndocciata di Agnone
8 – 24 dicembre
LA GRANDE ‘NDOCCIATA DI AGNONE
“PATRIMONIO D’ITALIA PER LA
TRADIZIONE”
Una tradizione antichissima
La ‘Ndocciata che si svolge in
Agnone, centro montano dell’Alto Molise in provincia di
Isernia noto per la sua millenaria produzione di campane,
è la tradizione natalizia legata al fuoco più imponente
che si conosca al mondo. Chi ha avuto la fortuna di
assistere a questa spettacolare quanto suggestiva
processione di fiamme e scintille, racconta di una lunga,
interminabile emozione poco descrivibile se non vissuta,
per l’appunto, dal vivo. Una emozione che anche Giovanni
Paolo II volle far vivere ai romani ed ai pellegrini di
tutto il mondo accogliendola in piazza San Pietro nel
1996.
L’origine della tradizione del
fuoco che “infiamma” la Vigilia di Natale ad Agnone si
perde nella notte dei tempi. Da principio la
‘Ndoccia (fonema dialettale che sta per ”grande
torcia”) faceva parte certamente della ritualità pagana
legata alla scadenza solstiziale del 21 dicembre. E’ noto
infatti l’antico legame che l’uomo ha con il fuoco,
ritenuto sin dall’alba della sua comparsa come fonte
primaria di vita, elemento fecondatore e purificatore
della natura; al pari sono noti agli studiosi i fuochi
rituali che dalla Persia alla Normandia, dalla Russia al
Galles, gli antichi abitatori dell’Europa e del vicino
Oriente accendevano in onore del Dio Sole durante la notte
più lunga dell’anno. Anche gli antenati degli attuali
abitanti di Agnone, gli Osci e i temibili Sanniti che per
secoli contesero a Roma il dominio dell’Italia centro
meridionale, erano legati al fuoco, ai suoi significati e
alle sue suggestioni. E’ da questo legame che deriva
certamente la tradizione ultramillenaria del fuoco
solstiziale che in Agnone, nel cuore dell’Appennino
abruzzese-molisano, si è evoluta nella ‘Ndocciata. Rito
dedicato al sole ed al suo ciclo annuale fatto proprio dal
cristianesimo e divenuto per questo fuoco in onore al Dio
che nasce, al Cristo Luce e Salvatore del mondo.
La ‘Ndocciata in epoca
contemporanea
Da documenti scritti (per lo più
giornali locali) si hanno testimonianze di questa
tradizione magico- rituale, quale è giunta fino a noi, fin
dai primi anni dell’ ‘800. Come leggiamo dal libro di
Domenico Meo: “Le ‘Ndocce di Agnone: i fuochi della
Vigilia di Natale”, i padri-protagonisti di questa
tradizione sono i contadini. Un rito agreste dunque colmo
di significati simbolici, parte del linguaggio della
semplicità contadina. Ad esempio: “Mentre la ‘Ndoccia
ardeva – scrive lo studioso - si traevano auspici:
se soffiava la borea si prevedeva una buona annata, al
contrario se tirava il vento . Se schioppettava andava
bene, altrettanto se la fiamma era consistente: spari e
fuochi, come ci insegna la storia delle tradizioni
popolare, sono contro le streghe, considerate un vero e
proprio male della società rurale.
A proposito del simbolismo legato
alla tradizione del fuoco, i più anziani ricordano quando
con la ‘Ndoccia coglievano l’occasione “pe fa la
cumbarsa”, fare la comparsa, cioè fare bella figura
agli occhi delle ragazze. Il giovane innamorato soleva
portare la ‘Ndoccia sotto la finestra della ragazza che
aveva scelto come sposa e se quest’ ultima si affacciava
il matrimonio era possibile, altrimenti un secchio d’acqua
spegneva la torcia e l’ardore dell’innamorato…
Anticamente, come oggi, la
‘Ndocciata di Agnone si svolgeva nella tarda serata del 24
Dicembre. Le maestose fiaccole, infatti, servivano con
molta probabilità anche ad illuminare il cammino dei
contadini che dalle zone rurali si portavano sino al paese
per assistere alla messa natalizia di mezzanotte.
Ma in che modo nei tempi più
recenti si è arrivati a quello che è oggi la ‘Ndocciata?
Negli anni trenta del novecento ancora i contadini
solevano sfilare spontaneamente per le vie del centro
cittadino con in spalla ognuno la grande torcia fatta
spesso con le proprie mani. Ma il secondo conflitto
mondiale portò anche alla fine - o meglio ad una
sospensione che rischiava di preannunciarla - di questa
antica abitudine. La tradizione fu felicemente
ripristinata nei primi anni cinquanta dalla Pro Loco di
Agnone che, per incentivare la partecipazione
all’iniziativa, organizzò una gara con premi. Da allora
possiamo dire che per la ‘Ndocciata fu un crescendo
continuo in imponenza del rito e attaccamento degli
agnonesi ad esso. Oggi il 24 Dicembre è un giorno simbolo
della tradizione agnonese e un appuntamento irrinunciabile
per migliaia di turisti che provengono da ogni dove.
Come si costruisce una
‘Ndoccia
Le ‘Ndocce, anticamente come
oggi, hanno un’altezza di oltre tre metri. Se assemblate
assumono la caratteristica forma a ventaglio o a raggiera.
Si tratta in questo caso di torce multiple, di numero
pari, variabile da due fino a oltre venti fuochi. Esse
vengono trasportate da due o più portatori in costume
contadino (caratteristica di esso è la storica cappa,
mantello utilizzato soprattutto dai pastori, tagliato a
ruota con il bavero alto, agganciato al collo, di colore
nero). Il materiale utilizzato per la fabbricazione delle
‘Ndocce è l’abete bianco, reperito quasi esclusivamente
nel bosco di Montecastelbarone una splendida foresta a
nord di Agnone. Gli alberi prescelti sono individuati
dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato tra quelli
malati, abbattuti da calamità naturali o secchi. I tronchi
sono ripuliti dalla corteccia e tagliati in sottili
listelli di circa un metro e mezzo di lunghezza, legati
tra loro a mazzo e sovrapposti fino a raggiungere
l’altezza di alcuni metri. Questa sovrapposizione di
listelli è arricchita nel suo interno da steli secchi di
ginestra, che faranno ardere la ‘Ndoccia caratterizzando
il rituale anche sonoramente con il loro crepitìo. Questa
pianta viene scelta per motivi di carattere logistico e
tradizionale. L’abete è una pianta resinosa e di facile
combustione, ma è anche l’albero-simbolo del Natale per
molte popolazioni nordiche soprattutto di origine celtica
non del tutto estranee alla tradizione agnonese. Inoltre
il legno di abete non è difficile da trasportare e, se ben
secco, è ricco dei rumorosi scoppiettìi che al momento
dell’accensione fanno la differenza fra una buona ‘Ndoccia
e una non riuscita.
Cinque gruppi di portatori
Da secoli i protagonisti della
‘Ndocciata sono i potatori. Divisi in gruppi provenienti
dalle contrade rurali di Agnone, gli uomini che sfilano
con le grandi torce ardenti sulle spalle si sfidano ogni
anno per la conquista del trofeo artistico dello
‘Ndocciatore, realizzato anni fa dallo scultore
Ruggiero Di Lollo. Cinque sono i gruppi che negli ultimi
anni hanno animato la ‘Ndocciata. La contrada di
“SANT’ONOFRIO” è certamente il gruppo più antico. Prende
il nome dalla zona montana a nord di Agnone ed è formata
da oltre 150 elementi tra uomini e donne. Il gruppo che
rappresenta
Agnone centro è quello denominato “CAPAMMONDE E CAPABALLE”
nome che sta ad indicare la parte alta della cittadina
altomolisana. Composta da oltre 100 persone, questa
formazione è la più giovane per età media. La contrada
“COLLE SENTE” può definirsi il gruppo di “alta quota”.
Proviene infatti da un nucleo abitato situato a ovest di
Agnone oltre i 1000 metri di altitudine. La contrada
“GUASTRA” anche se appartiene amministrativamente al
comune di Capracotta è legata da sempre a questa
tradizione agnonese; infatti fino a qualche anno fa, gli
abitanti di questo gruppo di case rurali accendevano
torce ardenti vicino agli usci la sera della vigilia di
Natale. Infine “SAN QUIRICO” rappresenta il territorio
rurale di Agnone più a valle, è il gruppo meno numeroso
della ‘Ndocciata ma particolarmente agguerrito e legato a
questa tradizione.
Un gigantesco “fiume di
fuoco”
La sera dell’ 8 Dicembre
all’imbrunire centinaia di portatori di tutti i gruppi si
riuniscono all’ingresso settentrionale di Agnone; la
tensione è evidente, le emozioni si risvegliano e si
rinnovano. Il segnale per l’accensione delle gigantesche
torce e per la partenza è dato dal rintocco della campana
più grande di Agnone, posta sul campanile di Sant’Antonio,
il più alto della città. Uno, due rintocchi poi nelle
strade si fa silenzio e il corteo si avvia. Davanti a
tutti ci sono gli stendardi dei gruppi e le scene di vita
contadina animata soprattutto da donne e bambini. Poi, il
fuoco. Iniziano a sfilare i bambini con ‘Ndocce singole, a
volte leggermente più piccole delle misure riservate agli
adulti. I portatori sono solo uomini. Alla ‘Ndocciata non
c’è età, il più piccolo portatore che si ricordi aveva due
anni, mentre il più anziano sfiorava gli ottant’anni.
Avvolti nei loro grandi mantelli scuri i portatori ogni
anno procedono in un ordine prestabilito. Dopo le torce
singole ecco quelle a due. Subito dopo entra in scena il
vero e proprio esercito di portatori con in spalla quattro
grosse torce: è il cuore forte della ‘Ndocciata. Le
emozioni crescono, il fiume di fuoco si fa maestoso e ora
si dipana sotto gli occhi degli spettatori che affollano
il corso principale di Agnone. La città si incendia e più
di qualcuno piange. Nella mente si affollano i ricordi
dell’infanzia, i pensieri vanno a chi non può assistere
anche quest’anno all’immenso fuoco di Natale, perché è
lontano, perché non c’è più. Arrivano i portatori con otto
torcioni, poi i “ventagli” infuocati con 10, 12, 16 fiamme
sulle spalle di uno o due uomini. Ma ecco un’altra
sorpresa: ecco i più forti, quelli che vogliono dimostrare
alle donne ed ai propri “rivali” di essere i migliori.
Giovani dal fisico robusto che in una sfida dal sapore
mitico e dalla suggestione unica si sono caricati di 18 o
20 enormi fiaccole. Camminano sicuri nascondendo lo sforzo
anche quando non ce la fanno più. E danzano. Danzano al
centro della piazza roteando su se stessi simili a pavoni
dalla gigantesca coda di fuoco. Mostrano a tutti la loro
forza, il coraggio e la maestosità delle fiamme che li
circondano. È il rito antico che si ripete. L’immagine
ancestrale che richiama significati che sembrano persi ma
che in realtà sono sempre presenti: fertilità, forza
creatrice e purificatrice del fuoco, preghiera dell’uomo
verso le forze dell’ignoto raggiunte attraverso le grandi
fiamme delle ‘Ndocce. Questi giovani non lo sanno ma sono
i continuatori di liturgie vecchie quanto il rapporto fra
l’uomo e la natura.
E il fiume di fuoco va avanti,
riempie il corso cittadino, è lungo chilometri, sembra non
finire mai. Mentre scrosciano gli applausi la memoria di
molti risale a quell’ 8 dicembre del 1996, quando in onore
di Giovanni Paolo II gli agnonesi “incendiarono” piazza
San Pietro omaggiando il Santo Padre, che aveva visitato
Agnone un anno e mezzo prima, in occasione del
cinquantesimo del suo sacerdozio. Le parole del Papa
affacciato eccezionalmente di sera alla finestra del suo
studio, furono piene di commozione e gratitudine.
“Grazie di questo spettacolo, grazie per il falò della
fratellanza – disse tra l’altro il Pontefice –
Grazie alla diletta città di Agnone…il fuoco purificatore
che i vostri padri accendevano in occasione del solstizio
è divenuto segno di Cristo, di Gesù luce del mondo. Le
crepitanti fiaccole ci ricordano che Cristo è la vera
Luce. Possa il fuoco trasformarvi in portatori di gioie
per il Natale, ad Agnone ed al Molise tutto”. C’era
quasi tutta la popolazione molisana ad ascoltare quelle
parole sotto il colonnato del Bernini, in un’atmosfera
magica, surreale, indimenticabile. La diretta nazionale
della Rai, che durò otre un’ora e le aperture di tutti i
Tg serali di Rai Uno, Rai Due e Rai Tre oltre che di
canale 5, Rete 4 e Italia 1 segnarono la definitiva
affermazione della ‘Ndocciata agnonese come uno fra i più
suggestivi riti natalizi della tradizione italiana. Negli
anni successivi altre tre volte la ‘Ndocciata si è svolta
l’8 dicembre in edizioni straordinarie legate a
particolari ricorrenze. Come è avvenuto nel 2000 in
occasione dell’Anno Giubilare o nel 2004 per la
celebrazione del seicentesimo anniversario della
proclamazione di Agnone a Città Regia. L’appuntamento
della tradizione resta e resterà per sempre quello della
Vigilia di Natale. Quel 24 dicembre all’imbrunire, quando
ogni agnonese - che si trovi in patria o negli angoli più
sperduti del mondo – udendo i rintocchi del campanone di
Sant’Antonio accende la propria ‘Ndoccia interna che è
fuoco di fede e di attaccamento alle proprie antichissime
radici.
La 'Ndocciata è stata
riconosciuta quale " PATRIMONIO D'ITALIA PER LA
TRADIZIONE" dal Ministro del Turismo On. Brambilla a
Roma il giorno 28 luglio 2011.
Il giorno 7 dicembre 2012 è
stato emesso un francobollo ordinario dallo stato
italiano e dal ministero dello sviluppo economico
appartenente alla serie tematica “ Il Folklore
Italiano” dedicato alla ‘Ndocciata in tre milioni di
pezzi.
Il Giorno del Fuoco Evento Fuori Salone Expo 2015
la manifestazione si è svolta il 26 settembre 2015 a
Milano - Darsena del Naviglio offrendo alla città uno
spettacolo unico ed emozionante.
La manifestazione, come da
tradizione, verrà riproposta il 24 dicembre 2019 alle ore
18.00.
Per informazioni, contatti e visione
foto
Sito:
www.prolocoagnone.com
e-mail: proloco.agnone@gmail.com
Presidio Turistico Agnone
e-mail:
presidioturistico.agnone@tin.it
telefono e fax: 0865/77249: 0865/77722
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