Agnone, 15 novembre 2018
Il più grande rito del fuoco del Mondo
La grande ‘Ndocciata di Agnone
8 – 24 dicembre 2018
LA GRANDE ‘NDOCCIATA DI AGNONE
“PATRIMONIO D’ITALIA PER LA TRADIZIONE”
Una tradizione antichissima
La
‘Ndocciata che si svolge in Agnone, centro montano
dell’Alto Molise in provincia di Isernia noto per la sua
millenaria produzione di campane, è la tradizione
natalizia legata al fuoco più imponente che si conosca al
mondo. Chi ha avuto la fortuna di assistere a questa
spettacolare quanto suggestiva processione di fiamme e
scintille, racconta di una lunga, interminabile emozione
poco descrivibile se non vissuta, per l’appunto, dal vivo.
Una emozione che anche Giovanni Paolo II volle far vivere
ai romani ed ai pellegrini di tutto il mondo accogliendola
in piazza San Pietro nel 1996.
L’origine della tradizione del fuoco che “infiamma” la
Vigilia di Natale ad Agnone si perde nella notte dei
tempi. Da principio la ‘Ndoccia (fonema dialettale che sta
per ”grande torcia”) faceva parte certamente della
ritualità pagana legata alla scadenza solstiziale del 21
dicembre. E’ noto infatti l’antico legame che l’uomo ha
con il fuoco, ritenuto sin dall’alba della sua comparsa
come fonte primaria di vita, elemento fecondatore e
purificatore della natura; al pari sono noti agli studiosi
i fuochi rituali che dalla Persia alla Normandia, dalla
Russia al Galles, gli antichi abitatori dell’Europa e del
vicino Oriente accendevano in onore del Dio Sole durante
la notte più lunga dell’anno. Anche gli antenati degli
attuali abitanti di Agnone, gli Osci e i temibili Sanniti
che per secoli contesero a Roma il dominio dell’Italia
centro meridionale, erano legati al fuoco, ai suoi
significati e alle sue suggestioni. E’ da questo legame
che deriva certamente la tradizione ultramillenaria del
fuoco solstiziale che in Agnone, nel cuore dell’Appennino
abruzzese-molisano, si è evoluta nella ‘Ndocciata. Rito
dedicato al sole ed al suo ciclo annuale fatto proprio dal
cristianesimo e divenuto per questo fuoco in onore al Dio
che nasce, al Cristo Luce e Salvatore del mondo.
La ‘Ndocciata in epoca contemporanea
Da documenti scritti (per lo più giornali locali) si hanno
testimonianze di questa tradizione magico- rituale, quale
è giunta fino a noi, fin dai primi anni dell’ ‘800. Come
leggiamo dal libro di Domenico Meo: “Le ‘Ndocce di Agnone:
i fuochi della Vigilia di Natale”, i padri-protagonisti di
questa tradizione sono i contadini. Un rito agreste dunque
colmo di significati simbolici, parte del linguaggio della
semplicità contadina. Ad esempio: “Mentre la ‘Ndoccia
ardeva – scrive lo studioso - si traevano auspici: se
soffiava la borea si prevedeva una buona annata, al
contrario se tirava il vento . Se schioppettava andava
bene, altrettanto se la fiamma era consistente: spari e
fuochi, come ci insegna la storia delle tradizioni
popolare, sono contro le streghe, considerate un vero e
proprio male della società rurale.
A proposito del simbolismo legato alla tradizione del
fuoco, i più anziani ricordano quando con la ‘Ndoccia
coglievano l’occasione “pe fa la cumbarsa”, fare la
comparsa, cioè fare bella figura agli occhi delle ragazze.
Il giovane innamorato soleva portare la ‘Ndoccia sotto la
finestra della ragazza che aveva scelto come sposa e se
quest’ ultima si affacciava il matrimonio era possibile,
altrimenti un secchio d’acqua spegneva la torcia e
l’ardore dell’innamorato…
Anticamente, come oggi, la ‘Ndocciata di Agnone si
svolgeva nella tarda serata del 24 Dicembre. Le maestose
fiaccole, infatti, servivano con molta probabilità anche
ad illuminare il cammino dei contadini che dalle zone
rurali si portavano sino al paese per assistere alla messa
natalizia di mezzanotte.
Ma in che modo nei tempi più recenti si è arrivati a
quello che è oggi la ‘Ndocciata? Negli anni trenta del
novecento ancora i contadini solevano sfilare
spontaneamente per le vie del centro cittadino con in
spalla ognuno la grande torcia fatta spesso con le proprie
mani. Ma il secondo conflitto mondiale portò anche alla
fine - o meglio ad una sospensione che rischiava di
preannunciarla - di questa antica abitudine. La tradizione
fu felicemente ripristinata nei primi anni cinquanta dalla
Pro Loco di Agnone che, per incentivare la partecipazione
all’iniziativa, organizzò una gara con premi. Da allora
possiamo dire che per la ‘Ndocciata fu un crescendo
continuo in imponenza del rito e attaccamento degli
agnonesi ad esso. Oggi il 24 Dicembre è un giorno simbolo
della tradizione agnonese e un appuntamento irrinunciabile
per migliaia di turisti che provengono da ogni dove.
Come si costruisce una ‘Ndoccia
Le ‘Ndocce, anticamente come oggi, hanno un’altezza di
oltre tre metri. Se assemblate assumono la caratteristica
forma a ventaglio o a raggiera. Si tratta in questo caso
di torce multiple, di numero pari, variabile da due fino a
oltre venti fuochi. Esse vengono trasportate da due o più
portatori in costume contadino (caratteristica di esso è
la storica cappa, mantello utilizzato soprattutto dai
pastori, tagliato a ruota con il bavero alto, agganciato
al collo, di colore nero). Il materiale utilizzato per la
fabbricazione delle ‘Ndocce è l’abete bianco, reperito
quasi esclusivamente nel bosco di Montecastelbarone una
splendida foresta a nord di Agnone. Gli alberi prescelti
sono individuati dagli agenti del Corpo Forestale dello
Stato tra quelli malati, abbattuti da calamità naturali o
secchi. I tronchi sono ripuliti dalla corteccia e tagliati
in sottili listelli di circa un metro e mezzo di
lunghezza, legati tra loro a mazzo e sovrapposti fino a
raggiungere l’altezza di alcuni metri. Questa
sovrapposizione di listelli è arricchita nel suo interno
da steli secchi di ginestra, che faranno ardere la
‘Ndoccia caratterizzando il rituale anche sonoramente con
il loro crepitìo. Questa pianta viene scelta per motivi di
carattere logistico e tradizionale. L’abete è una pianta
resinosa e di facile combustione, ma è anche
l’albero-simbolo del Natale per molte popolazioni nordiche
soprattutto di origine celtica non del tutto estranee alla
tradizione agnonese. Inoltre il legno di abete non è
difficile da trasportare e, se ben secco, è ricco dei
rumorosi scoppiettìi che al momento dell’accensione fanno
la differenza fra una buona ‘Ndoccia e una non riuscita.
Cinque gruppi di portatori
Da secoli i protagonisti della ‘Ndocciata sono i potatori.
Divisi in gruppi provenienti dalle contrade rurali di
Agnone, gli uomini che sfilano con le grandi torce ardenti
sulle spalle si sfidano ogni anno per la conquista del
trofeo artistico dello ‘Ndocciatore, realizzato anni fa
dallo scultore Ruggiero Di Lollo. Cinque sono i gruppi che
negli ultimi anni hanno animato la ‘Ndocciata. La contrada
di “SANT’ONOFRIO” è certamente il gruppo più antico.
Prende il nome dalla zona montana a nord di Agnone ed è
formata da oltre 150 elementi tra uomini e donne. Il
gruppo che rappresenta
Agnone centro è quello denominato “CAPAMMONDE E CAPABALLE”
nome che sta ad indicare la parte alta della cittadina
altomolisana. Composta da oltre 100 persone, questa
formazione è la più giovane per età media. La contrada
“COLLE SENTE” può definirsi il gruppo di “alta quota”.
Proviene infatti da un nucleo abitato situato a ovest di
Agnone oltre i 1000 metri di altitudine. La contrada
“GUASTRA” anche se appartiene amministrativamente al
comune di Capracotta è legata da sempre a questa
tradizione agnonese; infatti fino a qualche anno fa, gli
abitanti di questo gruppo di case rurali accendevano torce
ardenti vicino agli usci la sera della vigilia di Natale.
Infine “SAN QUIRICO” rappresenta il territorio rurale di
Agnone più a valle, è il gruppo meno numeroso della
‘Ndocciata ma particolarmente agguerrito e legato a questa
tradizione.
Un gigantesco “fiume di fuoco”
La sera del 24 Dicembre all’imbrunire centinaia di
portatori di tutti i gruppi si riuniscono all’ingresso
settentrionale di Agnone; la tensione è evidente, le
emozioni si risvegliano e si rinnovano. Il segnale per
l’accensione delle gigantesche torce e per la partenza è
dato dal rintocco della campana più grande di Agnone,
posta sul campanile di Sant’Antonio, il più alto della
città. Uno, due rintocchi poi nelle strade si fa silenzio
e il corteo si avvia. Davanti a tutti ci sono gli
stendardi dei gruppi e le scene di vita contadina animata
soprattutto da donne e bambini. Poi, il fuoco. Iniziano a
sfilare i bambini con ‘Ndocce singole, a volte leggermente
più piccole delle misure riservate agli adulti. I
portatori sono solo uomini. Alla ‘Ndocciata non c’è età,
il più piccolo portatore che si ricordi aveva due anni,
mentre il più anziano sfiorava gli ottant’anni. Avvolti
nei loro grandi mantelli scuri i portatori ogni anno
procedono in un ordine prestabilito. Dopo le torce singole
ecco quelle a due. Subito dopo entra in scena il vero e
proprio esercito di portatori con in spalla quattro grosse
torce: è il cuore forte della ‘Ndocciata. Le emozioni
crescono, il fiume di fuoco si fa maestoso e ora si dipana
sotto gli occhi degli spettatori che affollano il corso
principale di Agnone. La città si incendia e più di
qualcuno piange. Nella mente si affollano i ricordi
dell’infanzia, i pensieri vanno a chi non può assistere
anche quest’anno all’immenso fuoco di Natale, perché è
lontano, perché non c’è più. Arrivano i portatori con otto
torcioni, poi i “ventagli” infuocati con 10, 12, 16 fiamme
sulle spalle di uno o due uomini. Ma ecco un’altra
sorpresa: ecco i più forti, quelli che vogliono dimostrare
alle donne ed ai propri “rivali” di essere i migliori.
Giovani dal fisico robusto che in una sfida dal sapore
mitico e dalla suggestione unica si sono caricati di 18 o
20 enormi fiaccole. Camminano sicuri nascondendo lo sforzo
anche quando non ce la fanno più. E danzano. Danzano al
centro della piazza roteando su se stessi simili a pavoni
dalla gigantesca coda di fuoco. Mostrano a tutti la loro
forza, il coraggio e la maestosità delle fiamme che li
circondano. È il rito antico che si ripete. L’immagine
ancestrale che richiama significati che sembrano persi ma
che in realtà sono sempre presenti: fertilità, forza
creatrice e purificatrice del fuoco, preghiera dell’uomo
verso le forze dell’ignoto raggiunte attraverso le grandi
fiamme delle ‘Ndocce. Questi giovani non lo sanno ma sono
i continuatori di liturgie vecchie quanto il rapporto fra
l’uomo e la natura.
E il fiume di fuoco va avanti, riempie il corso cittadino,
è lungo chilometri, sembra non finire mai. Mentre
scrosciano gli applausi la memoria di molti risale a
quell’ 8 dicembre del 1996, quando in onore di Giovanni
Paolo II gli agnonesi “incendiarono” piazza San Pietro
omaggiando il Santo Padre, che aveva visitato Agnone un
anno e mezzo prima, in occasione del cinquantesimo del suo
sacerdozio. Le parole del Papa affacciato eccezionalmente
di sera alla finestra del suo studio, furono piene di
commozione e gratitudine. “Grazie di questo spettacolo,
grazie per il falò della fratellanza – disse tra l’altro
il Pontefice – Grazie alla diletta città di Agnone…il
fuoco purificatore che i vostri padri accendevano in
occasione del solstizio è divenuto segno di Cristo, di
Gesù luce del mondo. Le crepitanti fiaccole ci ricordano
che Cristo è la vera Luce. Possa il fuoco trasformarvi in
portatori di gioie per il Natale, ad Agnone ed al Molise
tutto”. C’era quasi tutta la popolazione molisana ad
ascoltare quelle parole sotto il colonnato del Bernini, in
un’atmosfera magica, surreale, indimenticabile. La diretta
nazionale della Rai, che durò otre un’ora e le aperture di
tutti i Tg serali di Rai Uno, Rai Due e Rai Tre oltre che
di canale 5, Rete 4 e Italia 1 segnarono la definitiva
affermazione della ‘Ndocciata agnonese come uno fra i più
suggestivi riti natalizi della tradizione italiana. Negli
anni successivi altre tre volte la ‘Ndocciata si è svolta
l’8 dicembre in edizioni straordinarie legate a
particolari ricorrenze. Come è avvenuto nel 2000 in
occasione dell’Anno Giubilare o nel 2004 per la
celebrazione del seicentesimo anniversario della
proclamazione di Agnone a Città Regia. L’appuntamento
della tradizione resta e resterà per sempre quello della
Vigilia di Natale. Quel 24 dicembre all’imbrunire, quando
ogni agnonese - che si trovi in patria o negli angoli più
sperduti del mondo – udendo i rintocchi del campanone di
Sant’Antonio accende la propria ‘Ndoccia interna che è
fuoco di fede e di attaccamento alle proprie antichissime
radici.
La 'Ndocciata è stata riconosciuta quale " PATRIMONIO
D'ITALIA PER LA TRADIZIONE" dal Ministro del Turismo On.
Brambilla a Roma il giorno 28 luglio 2011.
Il giorno 7 dicembre 2012 è stato emesso un francobollo
ordinario dallo stato italiano e dal ministero dello
sviluppo economico appartenente alla serie tematica “ Il
Folklore Italiano” dedicato alla ‘Ndocciata in tre milioni
di pezzi.
La manifestazione, come da tradizione, verrà riproposta
il 24 dicembre 2018 alle ore 18.00
Per informazioni, contatti e visione foto
Sito:
www.prolocoagnone.com
e-mail:
proloco.agnone@gmail.com
Presidio Turistico Agnone
e-mail
presidioturistico.agnone@tin.it
telefono e fax: 0865/77249 0865/77722 |