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 San Pardo, Patrono di Larino e della Diocesi 

Larino, 24 maggio 2018

 

COMUNICATO STAMPA

SOLENNITÀ DI SAN PARDO, PATRONO DI LARINO E DELLA DIOCESI
Entrano nel vivo i festeggiamenti: il programma religioso
Quasi 130 carri accompagnano l'evento più atteso dalla comunità

Sabato 26 maggio 2018 messa presieduta
dal Segretario Generale della Cei, mons. Nunzio Galantino

Entrano nel vivo i festeggiamenti in onore di San Pardo, patrono di Larino e della Diocesi. La comunità si prepara con fede e devozione per condividere gioiosa momenti di partecipazione popolare e di riscoperta della propria esistenza cristiana rinnovando l'affidamento al santo protettore custodendo valori e insegnamenti preziosi di unità, dono e amore.

Sono numerosi gli appuntamenti che accompagnano il cammino di preparazione alla festa che si concentra dal 25 al 27 maggio 2018 e che avrà come culmine sabato 26 maggio (data che ricorda l’arrivo in città delle spoglie mortali di San Pardo, avvenuto il 26 maggio dell’anno 842) con il solenne pontificale in Cattedrale e la processione dei carri trainati dagli animali e vestiti a festa con migliaia di fiori di carta per le le vie del centro storico.

Di seguito si riporta il programma religioso degli eventi – in allegato nota storica di approfondimento a cura di Giuseppe Mammarella, responsabile dell'Archivio Storico della Diocesi.

Ogni sera (fino al 25 maggio) le preghiere della novena in Cattedrale, lunedì 21 maggio si è rinnovata la settima messa dei Carrieri, voluta dal parroco don Costantino di Pietrantonio con una significativa partecipazione di tutti coloro che allestiscono i carri dedicati a San Pardo con amore, devozione e senso di appartenenza a una comunità.

Mercoledì 23 maggio, alle 17.30, la settima staffetta della fede rivolta agli alunni delle classi terze delle scuole medie.

Giovedì 24 maggio alle 17, ci sarà la benedizione degli animali alla Fonte di San Pardo; alle 19 la santa messa in Cattedrale, seguirà, in serata alle 20.30, la fiaccolata dei carrieri e il canto della Carrese dalla fonte di San Pardo alla Cattedrale.

Venerdì 25 maggio, dalle 17, inizierà la processione dei carri verso la chiesa di San Primiano con il rientro in serata in Cattedrale dove, alle 19 (dopo la partenza dei carri, sarà celebrata la messa).

Sabato 26 maggio ricorre la solennità di San Pardo. Il programma prevede alle 8 la celebrazione eucaristica per tutta la comunità dei larinesi in Cattedrale. Alle 10.30 solenne pontificale presieduto da S.E. mons. Nunzio Galantino, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana con la partecipazione di S.E. mons. Gianfranco De Luca, vescovo della Diocesi di Termoli-Larino e dei sacerdoti della città e della comunità diocesana. La messa sarà animata dal coro della Cattedrale “Don Luigi Marcangione”. A mezzogiorno la benedizione dei carri e la processione per le vie del centro storico. In serata, alle 19, messa in Cattedrale.

Domenica 27 maggio, dalle 10.30, processione dei carri verso la chiesa di San Primiano; nel pomeriggio, alle 16, ritorno dei carri e rientro dell'immagine sacra con la celebrazione eucaristica conclusiva.

San Pardo, Patrono di Larino e della diocesi

a cura di Giuseppe Mammarella –
Responsabile dell'Archivio storico della Diocesi di Termoli-Larino

 

La caratteristica festa di San Pardo, Patrono principale di Larino e della diocesi, è considerata, da noti esperti, una delle più belle che si celebrano in Italia.

Quasi centotrenta carri, dalla foggia trionfale o dal formato a capanna, buona parte di cui trainati da buoi, artisticamente addobbati e ricoperti di fiori, offrono dal 25 al 27 maggio nella città frentana uno spettacolo indimenticabile.

La festa di San Pardo ha origine antichissima. Per lo storico Alberto Magliano, l’attuale svolgimento della festa larinese è da datare al 1872. Egli, infatti, afferma, “che la processione della sera del 25 e quella del mattino del 27 maggio rimontano” a quell’anno, mentre lascia supporre che la sfilata del 26 avveniva da tempo immemorabile. Anche il celebre drammaturgo francese Alexandre Dumas (padre) nel suo famoso romanzo “La Sanfelice” (forse più noto come “Un Regno insanguinato”), scritto negli anni Sessanta del XIX secolo, si interessa della particolare manifestazione informandoci che “al 26 maggio […] si festeggia a Larino San Pardo, patrono della città”, aggiungendo, poi, che “in quel giorno (ha) luogo una grande processione; i contadini orna[…]no i loro carri di ghirlande e di fiori, di drappi e banderuole di tutti i colori; essi vi attacca[…]no dei buoi dalle corna dorate e li barda[…]no con nastri variopinti. Questi carri seguono la processione che porta in giro per la città il busto del Santo protettore, accompagnato da tutta la popolazione di Larino e dei villaggi vicini, che canta inni di lode al Santo”.

L’attuale celebrazione della festa consiste in tre grandi cortei.

Dopo il tramonto del primo giorno i carri si avviano lentamente dal centro storico medioevale verso la parte alta dell’antico capoluogo frentano, sito dove, sotto Diocleziano, furono martirizzati tre cittadini Larinati: Primiano, Firmiano e Casto. In questa località, sui resti di una basilica paleocristiana, sorge un piccolo tempio dedicato al primo dei tre Martiri, San Primiano, il cui simulacro viene prelevato e deposto sull’ultimo dei carri, quello più antico. E’ ormai notte fonda ed è anche il momento culminante dell’affascinante processione. I carri, in una fantasmagoria indescrivibile di luci alimentate da piccole lampade multicolori situate a centinaia su ognuno di essi, e dalle migliaia di fiaccole poste ai due lati dell’interminabile corteo, ritornano nella Piazza del Duomo per collocare nella monumentale cattedrale, dove nel tardo pomeriggio erano state sistemate, lungo le due navate laterali, altre artistiche statue di santi venerate nei vari edifici sacri della città, l’ultima effigie che ancora mancava per la imponente processione del giorno dopo, quella del Martire, Compatrono di Larino e diocesi.

E’ il giorno seguente quello più importante perché ricorda l’arrivo in città delle spoglie mortali di San Pardo, avvenuto il 26 maggio dell’anno 842.

Il Vescovo Storico mons. Tria riferisce che “distrutta Larino dagli Agareni (Saraceni) nell’anno del Signore 842 in quei tempi, che la pietà de’ Fedeli era tutta in voglia verso le Sacre Reliquie, e Corpi de’ Santi, gli Abitatori della Città di Lesina, de’ quali gran parte erano Cittadini di Lucera, udendo i prodigi, e i miracoli, che si opravano in Larino per li meriti, e ad intercessione de’ Santi Martiri (Primiano, Firmiano e Casto), e sapendo, che senza contrasto avrebbero potuto involare que’ Sacri Corpi, perché que’ pochi Larinati, che vi erano rimasti dalla barbarie degli Agareni, si ritrovavano dispersi per le campagne, si condussero colà; e come avevano pensato, così appunto gli riuscì, e rubatone il Corpo di S. Primiano, e di S. Firmiano, come religiosi tesori gli trasferirono nella loro Città”. Quei larinesi scampati dalla strage, sentirono che la più grande sventura era caduta sulla loro città, quando trovarono vuoti i venerati sepolcri dei Santi Martiri, motivo per cui decisero subito di ricercarli. Nei pressi di Lucera, però, scoprirono la tomba di S. Pardo e se ne impadronirono. Venne, quindi, approntato un rozzo carro trainato da buoi, su cui sistemarono il sacro deposito che, tra preghiere, inni e canti, portarono a Larino.

Di San Pardo si hanno due biografie: una di autore anonimo del X secolo e l’altra di Radoino, levìta della Chiesa di Larino, scritta tra il XII ed il XIII secolo. Esse, però, non permettono di acquisire dati storici certi. L’unico elemento sicuro scaturito da studi recenti, riguarda un Pardo, primo vescovo pugliese storicamente certo, che partecipò al Concilio di Arles nel 314. Non è da escludere, quindi, che il San Pardo venerato a Larino e quello recatosi ad Arles in rappresentanza della comunità cristiana di Salpi o Salapia, antica città situata nei pressi dell’attuale Trinitapoli, siano la stessa persona.

Proprio in ricordo di questo trasporto si celebra la solenne manifestazione di fede, seppure modificata più volte, come già accennato, nel corso dei secoli.

Tornando brevemente alla descrizione dell’attuale festa, c’è da segnalare che nella parte centrale del secondo giorno la sfilata dei carri si snoda da un capo all’altro del quartiere medioevale, percorrendone le vie tortuose e, per oltre tre ore, è possibile ammirare uno scenario meraviglioso.

La fase conclusiva del terzo giorno consiste nel riaccompagnare il simulacro di San Primiano nella sua abituale dimora. I carri partono dal centro storico medioevale intorno a mezzogiorno per ritornarne nel tardo pomeriggio, regalando ancora una volta una straordinaria visione che non stanca mai.

Durante questa manifestazione si esegue ancora la carrese, una forma di canto monodico di tradizione orale, definita anche con i termini di laudata e carrera. In passato, l’esecuzione veniva realizzata in luoghi e momenti definiti; oggi, invece, l’intonazione è lasciata alla discrezione degli esecutori. Il canto, di profondo contenuto teologico, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, è una lode all’Onnipotente, alla Madonna, a San Pardo e San Primiano in particolare, ma anche ad altri Santi venerati come Patroni in vari centri del Basso Molise.

 

 

 

 

 

 

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