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Appuntamento
con la centenaria tradizione... |
Vastogirardi,
16 gennaio 2018
Appuntamento con la centenaria tradizione dei “fuochi di
Sant’Antonio” a Vastogirardi il 17 Gennaio
Appuntamento con la centenaria tradizione dei “fuochi di
Sant’Antonio” a Vastogirardi il 17 Gennaio accensione
delle fiamme nel pomeriggio dei vari fuochi disposti nelle
varie piazzette del paese.
Il 17 gennaio, in occasione dei festeggiamenti in onore di
Sant’Antonio Abate, le piazze e i vicoli del borgo antico
si animano di maestosi ed ardenti falò: i “Fuochi di
Sant’Antonio”. La tradizione di accendere fuochi
propiziatori per i raccolti della nuova stagione, proprio
nel periodo più freddo dell’anno, ha origini pagane ed è
legata all’apertura del Carnevale da tempo immemorabile.
L’associazione di questi fuochi a Sant’Antonio Abate nasce
dal fatto che nella mitologia cristiana Sant’Antonio è il
guardiano dell’inferno, protettore degli animali e dei
fabbricanti di spazzole di setola (che venivano fatte con
le setole di maiale). A seguito della peste del 1656,
nella quale perirono due terzi della popolazione del Regno
di Napoli (a Vastogirardi il numero delle famiglie da 258
si ridusse a 88 nel giro di pochi mesi), la tradizione dei
fuochi si propagò in tutti i paesi assumendo anche una
valenza purificatoria.
Il culto di Sant’Antonio Abate, chiamato in tutto il Regno
“Sant’Antuono” per distinguerlo dal Santo di Padova, al
quale era già dedicata una Chiesa nella piazza del paese,
sotto la torre dell’orologio, la quale aveva anche
funzioni di campanile, non poteva non propagarsi in una
terra dove gli animali abbondavano e dove la transumanza
ha costituito per millenni l’unico modello economico. La
Chiesa matrice di San Nicola, un tempo completamente
affrescata, conserva alcune parti di affreschi strappate
ai muschi e all’umidità di anni di incuria, e in una di
queste è ben riconoscibile Sant’Antonio Abate.
L’uso di appiccare fuochi nelle piazze e piazzette del
borgo si è consolidato nei secoli e diviene più vivo
proprio quando in molti paesi vicini se ne è persa la
memoria. Ai giovani viene affidata poi la tradizione di
prelevare un po’ di brace dal fuoco del rione per
trasferirla nel camino di casa ed utilizzarla per
accendere il proprio fuoco. Con il grasso più puro del
nuovo maiale veniva confezionato il pane di Sant’Antonio e
con lo stesso grasso di produceva un unguento per curare
l’infezione chiamata Herpes Zoster, più nota con il nome
popolare di “fuoco di Sant’Antonio”. ...nonostante si sia
perso il lontano reale sapore di antico è comunque ancora
una manifestazione suggestiva e magica con queste fiamme
nella notte,in cui i vastesi soprattutto, quelli che
vivono sono fuori paese e vi ritornano, si riconoscono, si
ritrovano e nel calore del fuoco riconoscono il calore
dell'abbraccio amorevole di un paese che nei loro cuori è
amata casa ! Il Comue e la Pro loco saranno lieti di
avervi ospiti al fuoco principale di P.zza Umberto dove vi
sarà offerto "Vin Brulè e pizza c r cicr".
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