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Pro
Loco Jelsi: “Fèste de Sante Mërtìne c’a
pizzë chi sold” |
Jelsi,
21 ottobre 2017
Sabato
4 novembre 2017, in occasione della ricorrenza di San
Martino di Tours, a partire dalle ore 20.00, attraverso il
suggestivo borgo antico di Jelsi, si potrà ascoltare
musica, assaggiare dell’ottimo vino e degustare
specialità di un tempo rievocando una tradizione ormai
quasi in disuso come la “Pizzë chi sold (pizza con i
soldi)”.
La
Pro Loco allestirà cinque “taverne” per la
somministrazione di piatti tipici jelsesi e di vino locale.
Durante la serata, quindi, i visitatori avranno la
possibilità di sostare nelle “taverne” per assaporare
gustosi pasti e sorseggiare dell’ottimo vino.
Nelle
taverne verranno serviti in ordine le seguenti pietanze:
1) Taverna - "Aperitivo" con bruschetta all'olio
e taralli
2) Taverna - Pane indorato (pane fritto con uova)
3) Taverna – Ffunnateglie (stufato di pomodori,
peperoni, melanzane, cipolla) con uovo e salsiccia
stagionata
4) Taverna – Pennette all'amatriciana
5) Taverna – Bocconcini di maiale con patate e peperoni
sott’aceto
6) Taverna - Dolci, sangria e vin brulè.
Una
vetrina particolare sarà riservata alla Festa del Grano
in onore di Sant'Anna che, nei locali della
Cappella dell'Annunziata esporrà materiale storico, opere
in grano e fotografie di una delle più importanti,
antiche e famose manifestazioni molisane.
L'intera manifestazione sarà allietata da momenti
musicali lungo tutto il percorso e da una simpatica e
particolare lotteria.
Da
sempre nel giorno in cui si ricorda San Martino, l’11
novembre, si è soliti assaggiare il vino novello
accompagnato da una peculiarità tutta jelsese chiamata,
negli altri mesi dell’anno, anche “pizzë mal lèvt”
quando al suo interno non venivano inserite monete. Era
usata con parsimonia dalle famiglie contadine di un tempo
a causa dell’elevato costo della farina bianca,
ingrediente principale, e da ciò nasce anche il detto “Chi
vò mannà a casa à rruin, pizzë mal lèvt e tagliulin”
(Chi vuol mandare in rovina una casa deve cucinare pizza
non lievitata e tagliolini).
Gli ingredienti, farina tipo “0”, sale e acqua,
venivano impastati sulla spianatoia fino ad ottenere un
composto omogeneo e morbido che poi si stendeva con il
mattarello, in dialetto lainatur, per dargli la forma
della pizza con uno spessore di 4/5 cm. A questo punto
venivano nascoste nell’impasto delle monete,
precedentemente bollite per sterilizzarle, si praticavano
dei fori in superficie con una forchetta, si benediceva
con il segno della croce e si metteva a cuocere sulla “liscia”,
il focolare del camino, opportunamente riscaldata e
coperta con il “sesto”, una coppa metallica, a sua
volta ricoperta di carboni e cenere calda.
L’origine
di questa tradizione è da trovare nel ricordo del culto
della generosità del cavaliere di Tours che donò metà
del suo mantello ad un mendicante seminudo che chiedeva l’elemosina.
La data dell’11 novembre era lungamente attesa dai
bambini che avevano l’occasione di mangiare la pizza e
intascare gli spiccioli che trovavano al suo interno.
Giampaolo
Papa
Presidente Pro Loco di Jelsi
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