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Storia,
suggestioni e paesaggi unici al tradizionale
Presepe Vivente |
Montenero
di Bisaccia, 21 novembre 2014
Storia,
suggestioni e paesaggi unici fanno da sfondo al
tradizionale Presepe Vivente di Montenero di Bisaccia che
quest’anno celebra la sua trentunesima edizione.
Correva
l’anno 1984 quando un gruppo di ragazzi di Azione
Cattolica, guidati spiritualmente da Don Nino Zappitelli,
pensò e realizzò la prima edizione della manifestazione.
Iniziarono i lavori di allestimento e il 24 dicembre a
mezzanotte ci fu la prima rappresentazione che quell’anno
fu resa ancor più suggestiva da un’improvvisa nevicata.
Si tratta di una manifestazione molto importante che ogni
anno coinvolge numerosi volontari e che fin dalla sua
prima edizione è riuscita a creare un forte legame tra
territorio, tradizioni, miti e leggende.
Sin dalla prima edizione per allestire il Presepe Vivente
furono scelte alcune grotte naturali di roccia arenaria
(risalenti al 10.000 a.C. circa) e da due anni l’area
interessata dalla rappresentazione si è notevolmente
ampliata, regalando nuovi scenari. Il luogo evoca in modo
suggestivo il racconto evangelico della Sacra Famiglia
che, non trovando ospitalità a Betlemme, si spinse nella
sua periferia per cercare rifugio in una grotta adibita a
stalla.
Negli anni le grotte sono diventate la meta di numerosi
visitatori che ogni anno giungono non solo dal Molise ma
da ogni parte di Italia per ammirare e scoprire la
bellezza del Presepe Vivente: una delle migliori
rappresentazioni dei luoghi, degli usi e dei costumi della
natività. Da trent’anni il viaggio inizia la notte del
24 dicembre quando i visitatori compiono un vero e proprio
salto nel tempo e, guidati dalla fantasia e dall’attesa
della nascita di Gesù, rivivono le emozioni che si
provavano più di duemila anni fa. Un percorso illuminato
solo da torce durante il quale si possono degustare sapori
antichi, ascoltare suoni e musiche ormai dimenticati come
il rintocco dei fabbri, il rullio della macina, il brusio
di un vivace mercatino o quello di due signore intente a
tessere, fino all’arrivo nella grotta della natività.
Qui ad attenderli ci sono tutti i personaggi così come li
abbiamo sempre immaginati: Gesù bambino, la Madonna con
il suo velo azzurro e San Giuseppe.
Ma la storia delle grotte arenarie si perde nella notte
dei tempi. Si racconta che Annibale si accampò proprio
qui con le sue truppe mentre era di passaggio prima della
storica battaglia contro Roma e i suoi soldati si
rifornirono d’acqua nella nota Fonte Cassù. Oggi la
fonte non è più utilizzabile, ma un recente restauro l’ha
restituita a quanti volessero visitarla. Intorno all’anno
Mille i Monaci cistercensi usarono le grotte come luoghi
per isolarsi nella preghiera e nella meditazione. Solo nel
Medioevo con la costruzione delle mura di cinta che
circondarono il nascente paese (restano visibili la Porta
Nuova, la Porta Mancina e parte del muro di contenimento
nella zona fosso), le grotte ne rimasero fuori e vennero
destinate ad altri usi. Furono fondamentali nel passaggio
del famoso Tratturo che attraversava Montenero di Bisaccia
offrendo riparo a coloro che spinti dal clima mite della
costa attraversavano il paese per arrivare al mare durante
la stagione fredda. In seguito furono utilizzate durante
le fiere di merci e bestiame occupando un ruolo importante
nel commercio locale durante le grandi fiere di San
Matteo, San Zenone e Sant’Antonio.
In tutti questi anni il Presepe Vivente è cresciuto e si
è trasformato ma ha saputo mantenere intatto lo spirito
originario di testimonianza di fede e di rievocazione del
mondo contadino molisano di fine ottocento. Ancora oggi
nei costumi degli abitanti della Palestina di duemila anni
fa vediamo i nostri anziani intenti nei lavori quotidiani
come li immaginiamo dai racconti dei nostri nonni: il
fabbro che batte il ferro sull’incudine, la massaia che
tesse al telaio, il mugnaio che gira la macina del mulino.
Ogni anno i giovani di Montenero di Bisaccia tornano a
popolare le grotte dove abitarono i loro avi e a
testimoniare la loro fede nel miracolo del Natale.
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