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La
'Ndocciata 2014: comunicato stampa |
Agnone,
01 novembre 2014
Il
più grande rito del fuoco del Mondo
La
grande ‘Ndocciata di Agnone 8 – 24 dicembre
LA GRANDE ‘NDOCCIATA DI AGNONE “PATRIMONIO
D’ITALIA PER LA TRADIZIONE”
Una
tradizione antichissima
La
‘Ndocciata che si svolge in Agnone, centro montano dell’Alto
Molise in provincia di Isernia noto per la sua millenaria
produzione di campane, è la tradizione natalizia legata
al fuoco più imponente che si conosca al mondo. Chi ha
avuto la fortuna di assistere a questa spettacolare quanto
suggestiva processione di fiamme e scintille, racconta di
una lunga, interminabile emozione poco descrivibile se non
vissuta, per l’appunto, dal vivo. Una emozione che anche
Giovanni Paolo II volle far vivere ai romani ed ai
pellegrini di tutto il mondo accogliendola in piazza San
Pietro nel 1996. L’origine della tradizione del fuoco
che “infiamma” la Vigilia di Natale ad Agnone si perde
nella notte dei tempi. Da principio la ‘Ndoccia (fonema
dialettale che sta per ”grande torcia”) faceva parte
certamente della ritualità pagana legata alla scadenza
solstiziale del 21 dicembre. E’ noto infatti l’antico
legame che l’uomo ha con il fuoco, ritenuto sin dall’alba
della sua comparsa come fonte primaria di vita, elemento
fecondatore e purificatore della natura; al pari sono noti
agli studiosi i fuochi rituali che dalla Persia alla
Normandia, dalla Russia al Galles, gli antichi abitatori
dell’Europa e del vicino Oriente accendevano in onore
del Dio Sole durante la notte più lunga dell’anno.
Anche gli antenati degli attuali abitanti di Agnone, gli
Osci e i temibili Sanniti che per secoli contesero a Roma
il dominio dell’Italia centro meridionale, erano legati
al fuoco, ai suoi significati e alle sue suggestioni. E’
da questo legame che deriva certamente la tradizione
ultramillenaria del fuoco solstiziale che in Agnone, nel
cuore dell’Appennino abruzzese-molisano, si è evoluta
nella ‘Ndocciata. Rito dedicato al sole ed al suo ciclo
annuale fatto proprio dal cristianesimo e divenuto per
questo fuoco in onore al Dio che nasce, al Cristo Luce e
Salvatore del mondo.
La
‘Ndocciata in epoca contemporanea
Da
documenti scritti (per lo più giornali locali) si hanno
testimonianze di questa tradizione magico- rituale, quale
è giunta fino a noi, fin dai primi anni dell’ ‘800.
Come leggiamo dal libro di Domenico Meo: “Le ‘Ndocce
di Agnone: i fuochi della Vigilia di Natale”, i
padri-protagonisti di questa tradizione sono i contadini.
Un rito agreste dunque colmo di significati simbolici,
parte del linguaggio della semplicità contadina. Ad
esempio: “Mentre la ‘Ndoccia ardeva – scrive lo
studioso - si traevano auspici: se soffiava la borea si
prevedeva una buona annata, al contrario se tirava il
vento . Se schioppettava andava bene, altrettanto se la
fiamma era consistente: spari e fuochi, come ci insegna la
storia delle tradizioni popolare, sono contro le streghe,
considerate un vero e proprio male della società
rurale.
A proposito del simbolismo legato alla tradizione del
fuoco, i più anziani ricordano quando con la ‘Ndoccia
coglievano l’occasione “pe fa la cumbarsa”, fare la
comparsa, cioè fare bella figura agli occhi delle
ragazze. Il giovane innamorato soleva portare la ‘Ndoccia
sotto la finestra della ragazza che aveva scelto come
sposa e se quest’ ultima si affacciava il matrimonio era
possibile, altrimenti un secchio d’acqua spegneva la
torcia e l’ardore dell’innamorato…
Anticamente, come oggi, la ‘Ndocciata di Agnone si
svolgeva nella tarda serata del 24 Dicembre. Le maestose
fiaccole, infatti, servivano con molta probabilità anche
ad illuminare il cammino dei contadini che dalle zone
rurali si portavano sino al paese per assistere alla messa
natalizia di mezzanotte.
Ma in che modo nei tempi più recenti si è arrivati a
quello che è oggi la ‘Ndocciata? Negli anni trenta del
novecento ancora i contadini solevano sfilare
spontaneamente per le vie del centro cittadino con in
spalla ognuno la grande torcia fatta spesso con le proprie
mani. Ma il secondo conflitto mondiale portò anche alla
fine - o meglio ad una sospensione che rischiava di
preannunciarla - di questa antica abitudine. La tradizione
fu felicemente ripristinata nei primi anni cinquanta dalla
Pro Loco di Agnone che, per incentivare la partecipazione
all’iniziativa, organizzò una gara con premi. Da allora
possiamo dire che per la ‘Ndocciata fu un crescendo
continuo in imponenza del rito e attaccamento degli
agnonesi ad esso. Oggi il 24 Dicembre è un giorno simbolo
della tradizione agnonese e un appuntamento irrinunciabile
per migliaia di turisti che provengono da ogni dove.
Come
si costruisce una ‘Ndoccia
Le
‘Ndocce, anticamente come oggi, hanno un’altezza di
oltre tre metri. Se assemblate assumono la caratteristica
forma a ventaglio o a raggiera. Si tratta in questo caso
di torce multiple, di numero pari, variabile da due fino a
oltre venti fuochi. Esse vengono trasportate da due o più
portatori in costume contadino (caratteristica di esso è
la storica cappa, mantello utilizzato soprattutto dai
pastori, tagliato a ruota con il bavero alto, agganciato
al collo, di colore nero). Il materiale utilizzato per la
fabbricazione delle ‘Ndocce è l’abete bianco,
reperito quasi esclusivamente nel bosco di
Montecastelbarone una splendida foresta a nord di Agnone.
Gli alberi prescelti sono individuati dagli agenti del
Corpo Forestale dello Stato tra quelli malati, abbattuti
da calamità naturali o secchi. I tronchi sono ripuliti
dalla corteccia e tagliati in sottili listelli di circa un
metro e mezzo di lunghezza, legati tra loro a mazzo e
sovrapposti fino a raggiungere l’altezza di alcuni
metri. Questa sovrapposizione di listelli è arricchita
nel suo interno da steli secchi di ginestra, che faranno
ardere la ‘Ndoccia caratterizzando il rituale anche
sonoramente con il loro crepitìo. Questa pianta viene
scelta per motivi di carattere logistico e tradizionale. L’abete
è una pianta resinosa e di facile combustione, ma è
anche l’albero-simbolo del Natale per molte popolazioni
nordiche soprattutto di origine celtica non del tutto
estranee alla tradizione agnonese. Inoltre il legno di
abete non è difficile da trasportare e, se ben secco, è
ricco dei rumorosi scoppiettìi che al momento dell’accensione
fanno la differenza fra una buona ‘Ndoccia e una non
riuscita.
Cinque
gruppi di portatori
Da
secoli i protagonisti della ‘Ndocciata sono i potatori.
Divisi in gruppi provenienti dalle contrade rurali di
Agnone, gli uomini che sfilano con le grandi torce ardenti
sulle spalle si sfidano ogni anno per la conquista del
trofeo artistico dello ‘Ndocciatore, realizzato anni fa
dallo scultore Ruggiero Di Lollo. Cinque sono i gruppi che
negli ultimi anni hanno animato la ‘Ndocciata. La
contrada di “SANT’ONOFRIO” è certamente il gruppo
più antico. Prende il nome dalla zona montana a nord di
Agnone ed è formata da oltre 150 elementi tra uomini e
donne. Il gruppo che rappresenta Agnone centro è quello
denominato “CAPAMMONDE E CAPABALLE” nome che sta ad
indicare la parte alta della cittadina altomolisana.
Composta da oltre 100 persone, questa formazione è la
più giovane per età media. La contrada “COLLE SENTE”
può definirsi il gruppo di “alta quota”. Proviene
infatti da un nucleo abitato situato a ovest di Agnone
oltre i 1000 metri di altitudine. La contrada “GUASTRA”
anche se appartiene amministrativamente al comune di
Capracotta è legata da sempre a questa tradizione
agnonese; infatti fino a qualche anno fa, gli abitanti di
questo gruppo di case rurali accendevano torce ardenti
vicino agli usci la sera della vigilia di Natale. Infine
“SAN QUIRICO” rappresenta il territorio rurale di
Agnone più a valle, è il gruppo meno numeroso della ‘Ndocciata
ma particolarmente agguerrito e legato a questa
tradizione.
Un
gigantesco “fiume di fuoco”
La
sera del 24 Dicembre all’imbrunire centinaia di
portatori di tutti i gruppi si riuniscono all’ingresso
settentrionale di Agone; la tensione è evidente, le
emozioni si risvegliano e si rinnovano. Il segnale per l’accensione
delle gigantesche torce e per la partenza è dato dal
rintocco della campana più grande di Agnone, posta sul
campanile di Sant’Antonio, il più alto della città.
Uno, due rintocchi poi nelle strade si fa silenzio e il
corteo si avvia.
Davanti a tutti ci sono gli stendardi dei gruppi e le
scene di vita contadina animata soprattutto da donne e
bambini. Poi, il fuoco. Iniziano a sfilare i bambini con
‘Ndocce singole, a volte leggermente più piccole delle
misure riservate agli adulti. I portatori sono solo
uomini.
Alla ‘Ndocciata non c’è età, il più piccolo
portatore che si ricordi aveva due anni, mentre il più
anziano sfiorava gli ottant’anni. Avvolti nei loro
grandi mantelli scuri i portatori ogni anno procedono in
un ordine prestabilito. Dopo le torce singole ecco quelle
a due. Subito dopo entra in scena il vero e proprio
esercito di portatori con in spalla quattro grosse torce:
è il cuore forte della ‘Ndocciata.
Le emozioni crescono, il fiume di fuoco si fa maestoso e
ora si dipana sotto gli occhi degli spettatori che
affollano il corso principale di Agnone. La città si
incendia e più di qualcuno piange. Nella mente si
affollano i ricordi dell’infanzia, i pensieri vanno a
chi non può assistere anche quest’anno all’immenso
fuoco di Natale, perché è lontano, perché non c’è
più. Arrivano i portatori con otto torcioni, poi i “ventagli”
infuocati con 10, 12, 16 fiamme sulle spalle di uno o due
uomini. Ma ecco un’altra sorpresa: ecco i più forti,
quelli che vogliono dimostrare alle donne ed ai propri “rivali”
di essere i migliori. Giovani dal fisico robusto che in
una sfida dal sapore mitico e dalla suggestione unica si
sono caricati di 18 o 20 enormi fiaccole. Camminano sicuri
nascondendo lo sforzo anche quando non ce la fanno più. E
danzano. Danzano al centro della piazza roteando su se
stessi simili a pavoni dalla gigantesca coda di fuoco.
Mostrano a tutti la loro forza, il coraggio e la
maestosità delle fiamme che li circondano. È il rito
antico che si ripete.
L’immagine ancestrale che richiama significati che
sembrano persi ma che in realtà sono sempre presenti:
fertilità, forza creatrice e purificatrice del fuoco,
preghiera dell’uomo verso le forze dell’ignoto
raggiunte attraverso le grandi fiamme delle ‘Ndocce.
Questi giovani non lo sanno ma sono i continuatori di
liturgie vecchie quanto il rapporto fra l’uomo e la
natura. E il fiume di fuoco va avanti, riempie il corso
cittadino, è lungo chilometri, sembra non finire
mai.
Mentre scrosciano gli applausi la memoria di molti risale
a quell’ 8 dicembre del 1996, quando in onore di
Giovanni Paolo II gli agnonesi “incendiarono” piazza
San Pietro omaggiando il Santo Padre, che aveva visitato
Agnone un anno e mezzo prima, in occasione del
cinquantesimo del suo sacerdozio. Le parole del Papa
affacciato eccezionalmente di sera alla finestra del suo
studio, furono piene di commozione e gratitudine. “Grazie
di questo spettacolo, grazie per il falò della
fratellanza – disse tra l’altro il Pontefice –
Grazie alla diletta città di Agnone…il fuoco
purificatore che i vostri padri accendevano in occasione
del solstizio è divenuto segno di Cristo, di Gesù luce
del mondo. Le crepitanti fiaccole ci ricordano che Cristo
è la vera Luce. Possa il fuoco trasformarvi in portatori
di gioie per il Natale, ad Agnone ed al Molise tutto”.
C’era
quasi tutta la popolazione molisana ad ascoltare quelle
parole sotto il colonnato del Bernini, in un’atmosfera
magica, surreale, indimenticabile. La diretta nazionale
della Rai, che durò otre un’ora e le aperture di tutti
i Tg serali di Rai Uno, Rai Due e Rai Tre oltre che di
canale 5, Rete 4 e Italia 1 segnarono la definitiva
affermazione della ‘Ndocciata agnonese come uno fra i
più suggestivi riti natalizi della tradizione italiana.
Negli anni successivi altre tre volte la ‘Ndocciata si
è svolta l’8 dicembre in edizioni straordinarie legate
a particolari ricorrenze. Come è avvenuto nel 2000 in
occasione dell’Anno Giubilare o nel 2004 per la
celebrazione del seicentesimo anniversario della
proclamazione di Agnone a Città Regia. L’appuntamento
della tradizione resta e resterà per sempre quello della
Vigilia di Natale. Quel 24 dicembre all’imbrunire,
quando ogni agnonese - che si trovi in patria o negli
angoli più sperduti del mondo – udendo i rintocchi del
campanone di Sant’Antonio accende la propria ‘Ndoccia
interna che è fuoco di fede e di attaccamento alle
proprie antichissime radici.
La
'Ndocciata è stata riconosciuta quale " PATRIMONIO
D'ITALIA PER LA TRADIZIONE" dal Ministro del Turismo
On. Brambilla a Roma il giorno 28 luglio 2011.
Il
giorno 7 dicembre 2012 è stato emesso un francobollo
ordinario dallo stato italiano e dal ministero dello
sviluppo economico appartenente alla serie tematica “ Il
Folklore Italiano” dedicato alla ‘Ndocciata in tre
milioni di pezzi.
Quest’anno
la Proloco di Agnone, d’intesa con il Comune, la Regione
Molise e Provincia di Isernia, ha deciso di dedicare la
‘Ndocciata del prossimo 8 dicembre a San Giovanni Paolo
II, alla presenza di eminenze ed altri prelati della
Città del Vaticano, per rievocare lo straordinario,
irripetibile e storico evento del 1996 allorquando la
manifestazione venne benedetta dall’allora Pontefice di
venerata memoria.
La
manifestazione, come da tradizione, verrà riproposta il
24 dicembre 2014 alle ore 18.00
Per
informazioni, contatti e visione foto Sito:
www.prolocoagnone.com e-mail: proloco.agnone@gmail.com
Presidio Turistico Agnone e-mail presidioturistico.agnone@tin.it
telefono e fax: 0865/77249 0865/77722
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