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Festa
di Sant'Antonio Abate con l'Ecomuseo Itinerari
Frentani |
Montorio
dei Frentani, 16 gennaio 2014
PER
LA CAROVANA DELL'ECOMUSEO ITINERARI FRENTANI
L'APPUNTAMENTO E' IL 16 GENNAIO A LARINO, CON RITROVO ALLE
20.00 NEI PRESSI DEL PALAZZO DUCALE CON QUESTUA ITINERANTE
E IL 17 A MONTORIO NEI FRENTANI CON L'ACCENSIONE DEI FALO'
ALL'IMBRUNIRE.
FESTA
DI SANT'ANTONIO ABATE
Il 17 Gennaio, la festa dedicata a Sant’Antonio Abate è
sicuramente da considerare una delle più antiche che si
celebrano in Italia.
Sant’Antonio
Abate nacque a Coma in Egitto, da una famiglia benestante,
intorno al 251 d.C. Dopo la morte dei genitori secondo l’esortazione
evangelica “ se vuoi essere perfetto, va, vendi quello
che possiedi e dallo ai poveri” distribuì i propri
averi ai bisognosi e si ritirò nel deserto vivendo in
preghiera, povertà e castità. Da anacoreta, vinse e
respinse le tentazioni e le provocazioni del
demonio,inoltre si dedicò a curare i sofferenti operando,
secondo tradizione, guarigioni.
Il
Santo, considerato il fondatore del monachesimo, morì
ultracentenario nel 356.
Le reliquie del Santo, scoperte nel 561 furono dapprima
conservate ad Alessandria, poi a Costantinopoli e , nell’XI
secolo, giunsero in Francia, nel Villaggio di
Motte-Saint-Didier che divenne poi Saint-Antoine di
Viennos: in questo centro affluivano tanti malati che
pregavano per una miracolosa guarigione, per questo fu
costruito un ospedale e istituita una Confraternita di
religiosi, l’Ordine degli “ Antoniani”. Agli
Antoniani fu concesso di allevare maiali per uso proprio e
a spese della Comunità: i maiali “ pascolavano “ per
le strade della Città e ,riconosciuti da una campanellina,
non venivano “ toccati” dai cittadini. Il grasso di
maiale, a scopo terapeutico, veniva cosparso sul corpo dei
malati di ergotismo , malattia causata da un’intossicazione
alimentare legata all’azione di un fungo parassita della
segale( segale cornuta) : questa patologia venne chiamata
“Fuoco di Sant’Antonio”, poi con lo stesso nome
venne indicata la malattia virale causata dall’Herpes
zoster.
L’immagine
del Santo è spesso rappresentata con due elementi : il
fuoco, che secondo alcuni rappresenta il male(“ fuoco di
Sant’Antonio”), e il maiale che invece è il simbolo
della terapia a quel male.
Secondo
altri il maiale è il simbolo del diavolo vinto dal Santo
che aveva resistito alle sue tentazioni e quindi destinato
a seguirlo docilmente.
La
festa cade in prossimità di un particolare passaggio
annuale, quando la lunghezza del dì, dopo il solstizio d’inverno,
incomincia di nuovo ad aumentare visibilmente. Nell’antichità,
in questo periodo, nei primi mesi dell’anno, come
auspicio per un’annata agraria favorevole, si
celebravano specifici riti pagani. In questi riti, il
fuoco aveva il ruolo di purificatore: il vecchio veniva
bruciato per dare spazio al nuovo!
Successivamente
i simboli di questi antichi riti , probabilmente, sono
stati assorbiti nelle feste cristiane celebrate nello
stesso periodo e ad essi sono stati attribuiti un
significato più profondo e spirituale.
Sant’Antonio
Abate, per quanto scritto in precedenza, è considerato
protettore dalle malattie, degli animali, ma anche degli
allevatori . Per questo, la festa del Santo, in alcuni
paesi molisani, prevede la Benedizione degli animali.
Inoltre, di frequente, la festa è celebrata con dei falò
accesi per le strade dei paesi: quello che era un rito
pagano di purificazione, la distruzione del vecchio come
auspicio della rigenerazione della natura, ha assunto con
i festeggiamenti dedicati a Sant’Antonio Abate un
significato più profondo. Secondo alcuni il fuoco
rappresenta il bruciore dell’Herpes zoster( fuoco di
Sant’Antonio”) curato grazie all’intervento del
Santo.
Per
altri,invece, secondo una leggenda popolare, i falò
corrispondono al fuoco dell’inferno, dove Sant’Antonio
Abate scese per contendere l’anima di alcuni morti al
diavolo: con questo fuoco il Santo accese il suo bastone e
di ritorno sulla terra lo donò, accedendo una catasta di
legna, all’umanità, quindi è un simbolo della forza
della fede capace di vincere il male assoluto.
In
Molise, quest’anno, i Falò verranno accesi a Colletorto
e a Montorio nei Frentani e altri centri, come da
calendario, il 17 gennaio, nel giorno del festeggiamento
del Santo, invece a Guglionesi, a Frosolone il 16 gennaio.
Interessante
è il rito di festeggiamento a Napoli (rione di Via Foria),
dove durante la processione con il simulacro del Santo, al
grido “ menate, menate “, dalla finestra vengono
calati gli oggetti di legno che non servono più, poi si
prepara il falò detto “ cippo “ o fucarazzo.
I
riti di festeggiamento del Santo in molte parte d’Italia,
al pari di quello della Pasquetta, sono un’ occasione
per augurare un’annata favorevole: con suoni e canti si
fa visita ad amici e parenti e si cantano specifici brani
popolari con cui si chiede a gran voce un dono( salsicce,
vino...). Questo rito è ancora presente in Molise a
Frosolone, dove, dopo l’accensione del falò , diversi
gruppi girano per le case di amici eseguendo uno specifico
canto.
Dai
ricordi di alcuni cittadini, molti anni fa, i ragazzi del
paesino croato-molisano di Acquaviva Collecroce giravano
per il paese coperti da un mantello nero( Plasctc) ed il
volto dipinto con il carbone per non farsi riconoscere, si
andava nelle case dei compaesani e si intonava uno
specifico brano cantato nel giorno di Sant’Antonio
Abate. In cambio si ricevevano in dono salsicce, dolci,
fichi secchi, noci e mandarini: era una delle occasioni in
cui si poteva mangiare questi frutti: “ prima la frutta
era solo quella prodotta localmente e si doveva mangiare
prima sempre quella più rovinata ...”
La
tradizione di girare per le campagne e da amici eseguendo
un canto e ricevendo in cambio del cibo è ancora presente
anche a Termoli (CB).
In
tutti i casi descritti, ai cantori viene donato del cibo
consumato con gioia insieme. L’augurio di tutti e per
tutti che l’anno nuovo porterà abbondanza alimentare,
felicità e benessere.
Quindi
anche in Molise la festa di Sant’Antonio Abate è l’occasione
per poter augurare un futuro sereno.
In
Campania, nel napoletano, si dice ”Chi festeggia Sant’Antuono,
tutto l’anno o pass bbuon“.
Tracce
della festa dedicata a Sant’Antonio Abate vi sono anche
a Larino,infatti nel centro frentano, a Gennaio si
svolgeva una grande fiera dalla durata di alcuni giorni,
oggi la manifestazione è ridotta al solo giorno, invece
una volta era, insieme alle fiere di maggio dedicate a San
Primiano e a San Pardo, tra quelle più importanti dell’area.
Nel testo di Guido Vincelli, Il Monastero di San Pietro
Celestino della Terra di Montorio( CB)-associazione
turistica “ Pro Montorio” (2009), secondo quanto
riportato ne “L’inventario de’ stabili e mobili del
Monastero...” era comune spostarsi dai paesi vicini per
recarsi all’importante fiera, infatti a pag. 59 è
scritto “ speso nella Fiera di Sant’Antonio nell’Arino
per una decina di Caso a carlini cinque...”( anno 1595)
e a pa.62” speso in Sant’Antonio dell’Arino per una
decina e mezzo di caso, et decina carnasalata...”( anno
1596)
Le fiere sono nate intorno a feste, per questo è
probabile che questa figura religiosa venisse venerata
anche a Larino.
Inoltre
, come già detto, in seguito ad un’autorizzazione
papale, agli Antoniani fu concesso di far pascolare
liberamente nel paese dei maiali riconosciuti poiché
portavano una campanellina. Questa usanza si diffuse in
molte città compresa Larino.
In
città, alcuni anziani ricordano la tradizione , ormai
scomparsa, de “ U perchettille de Sant’Antonie “,
ovvero un maiale lasciato libero di pascolare per i
caratteristici vicoli del Centro Storico.
In
un’ altra pubblicazione, nella quale non è precisato l’anno
di stampa, a cura dell’Associazione turistica “ Pro
Montorio”, è riportato: “ Con il 17 gennaio si
interrompono le sacre ricorrenze e si dà inizio al
periodo carnevalesco. Fino a circa trenta anni fa si usava
riportare da Larino, dove si svolgeva la Fiera di “ Sand’Anduone”
un fantoccio o una persona ubriaca legata su di un somaro:
“ ze repartave carnevale” che si faceva girare per il
paese....In questa occasione veniva cantata una canzone di
questua:
Diciasette
di gennaio
Benvenuto il carnevale
Benvenuto allegramente
Per allegrare tutta la gente
Se ci date u presutte
Ci’u magname essutte essutte
Se ci date ‘na vendresche
Sand’Andonie ze renfresche...
La
festa segnava, quindi, l’inizio del Carnevale...
Ai
Bambini di San Polo dei Cavalieri, per far capire loro che
nella vita non bisogna mai scoraggiarsi e abbattersi, ma
bisogna sempre aguzzare l’ingegno per superare le
difficoltà, viene raccontata la seguente filastrocca, che
poi con delle modifiche si ritrova in dei canti popolari
legati alla figura di Sant’Antonio Abate:
Sant’Antogno
allu desertu se magnea li maccarù, lu diavulu pe dispettu,
glij’sse pià lu furchettò...Sant ‘Antogno non se ‘ncagna:
colle mani se li magna!”
Pillole
di saggezza popolare!
Concludo con un augurio: ”cominciare l’anno in
allegria i malanni scaccia via! Buon Sant’Antonio Abate
a tutti voi!
Marcello
Pastorini
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