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Viaggio
nel mondo della Zampogna: dalle origini ai tempi
recenti |
Dal
Comitato, 06 dicembre 2014
La
parola zampogna deriva dalla parola ‘simphonia’ che
compare nell’antico testamento, anche se sembrerebbe
già essersi attestata per la prima volta tra i Romani.
Per i materiali di cui si compone, la laboriosa
manutenzione, nonché per l’autonomia dello strumento
che può essere suonato in solitudine, la zampogna
appartiene al mondo pastorale. Suonata in solitudine dai
pastori nei lunghi periodi dei pascoli fa riferimento ai
suoni della natura.
Avvicinandoci
ai tempi recenti, nel XVII secolo presso le corti
francesi, apparvero le ‘sourdeline’, con riflessi
della musica colta. Uno strato sociale più basso è
quello in cui comparve la zampogna e gli zampognari
itineranti che si attestarono a partire dal Medioevo, fino
ai nostri giorni.
La
zampogna è montata con ance doppie e internamente è a
sezione conica. Composta da una pelle intera di capra o
pecora, le aperture sono legate saldamente con quattro
canne divergenti e di lunghezze diverse, cioè due canne,
una ritta per la melodia e l’altra per l’accompagnamento,
con bordoni a nota singola. Per suonarla occorre un flusso
di aria continua dalla sacca gonfia, fino alle canne, per
cui è impossibile interrompere uno stesso suono. Nel Sud
Italia ci sono due gruppi di zampogne: quella
laziale-molisana e quella campana-calabro-lucana, che si
differenziano per il timbro del suono e per la
costruzione.
Addirittura
nella mitologia si riporta ad una gara tra Apollo e Pan a
chi meglio suonasse la zampogna, dove come arbitro fu
scelto Mida. Quest’ultimo senza pensare alle conseguenze
diede la vittoria a Pan, ma fu punito dal dio che gli fece
crescere le orecchie in modo talmente smisurato che lo
stesso si affrettò a coprirle, finendo però subito dopo
smascherato da suo barbiere.
A
parte la mitologia che la fa suonare anche ad Apollo,
anche la cosiddetta musica colta ha tratto spesso l’ispirazione
dalla musica popolare, subendo il fascino della polifonia
propria degli strumenti popolari tipici come la cornamusa
e appunto la zampogna, la sua variante italiana. Spesso,
di questo strumento e della sua musica si trovano
citazioni proprio in composizioni di ambientazioni
pastorali. Il pastore ha, infatti, un ruolo centrale nella
narrazione biblica della natività e viene spesso
raffigurato munito di zampogna o cornamusa nelle scene che
annoverano innumerevoli dipinti dell’Adorazione dei
pastori e in quelli dell’annuncio della nascita di
Gesù.
Tornando
ad oggi invece gli echi delle zampogne ricorrono nel
periodo natalizio e in questo tempo gli zampognari fanno
la loro comparsa in molte città italiane per le novene,
ovvero i nove giorni in cui si prega per ottenere una
grazia, per averla ricevuta o per onorare festività
particolari. Nel Cristianesimo è prefigurata, infatti,
dai nove giorni che gli apostoli con i primi discepoli
dovettero aspettare in raccoglimento e preghiera per l’avvento
dello Spirito Santo.
Di
solito le due novene, quella dell’Immacolata e del
Bambino vengono eseguite da piffero e zampogna sulla
musica di Sant’Alfonso de’ Liguori, ‘Tu scendi dalle
stelle’, che accompagna le strofe cantate da suonatore
di ciaramella. Ormai è però raro che le novene siano
eseguite per la mancanza di tempo delle famiglie alle
quali erano dirette. In futuro…chissà.
Foto
tratta da montidelmatese.it
ALDO ABBAZIA fonte:
http://cblive.it/
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