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La
grande 'Ndocciata di Agnone, edizione 2013:
comunicato stampa |
Agnone,
10
ottobre 2013
Il
più grande rito del fuoco del Mondo
La grande ‘Ndocciata di Agnone
8 – 24 dicembre 2013
comunicato
stampa
LA
GRANDE ‘NDOCCIATA DI AGNONE
“PATRIMONIO D’ITALIA PER
LA TRADIZIONE”
Una tradizione antichissima
La ‘Ndocciata che si svolge
in Agnone, centro montano dell’Alto Molise in provincia
di Isernia noto per la sua millenaria produzione di
campane, è la tradizione natalizia legata al fuoco più
imponente che si conosca al mondo.
Chi ha avuto la fortuna di assistere a questa spettacolare
quanto suggestiva processione di fiamme e scintille,
racconta di una lunga, interminabile emozione poco
descrivibile se non vissuta, per l’appunto, dal vivo.
Una emozione che anche Giovanni Paolo II volle far vivere
ai romani ed ai pellegrini di tutto il mondo accogliendola
in piazza San Pietro nel 1996. L’origine della
tradizione del fuoco che “infiamma” la Vigilia di
Natale ad Agnone si perde nella notte dei tempi.
Da principio la ‘Ndoccia (fonema dialettale che sta per
”grande torcia”) faceva parte certamente della
ritualità pagana legata alla scadenza solstiziale del 21
dicembre. E’ noto infatti l’antico legame che l’uomo
ha con il fuoco, ritenuto sin dall’alba della sua
comparsa come fonte primaria di vita, elemento fecondatore
e purificatore della natura; al pari sono noti agli
studiosi i fuochi rituali che dalla Persia alla Normandia,
dalla Russia al Galles, gli antichi abitatori dell’Europa
e del vicino Oriente accendevano in onore del Dio Sole
durante la notte più lunga dell’anno. Anche gli
antenati degli attuali abitanti di Agnone, gli Osci e i
temibili Sanniti che per secoli contesero a Roma il
dominio dell’Italia centro meridionale, erano legati al
fuoco, ai suoi significati e alle sue suggestioni.
E’ da questo legame che deriva certamente la tradizione
ultramillenaria del fuoco solstiziale che in Agnone, nel
cuore dell’Appennino abruzzese-molisano, si è evoluta
nella ‘Ndocciata. Rito dedicato al sole ed al suo ciclo
annuale fatto proprio dal cristianesimo e divenuto per
questo fuoco in onore al Dio che nasce, al Cristo Luce e
Salvatore del mondo.
La ‘Ndocciata in epoca contemporanea
Da documenti
scritti (per lo più giornali locali) si hanno
testimonianze di questa tradizione magicorituale, quale è
giunta fino a noi, fin dai primi anni dell’ ‘800. Come
leggiamo dal libro di Domenico Meo: “Le ‘Ndocce di
Agnone: i fuochi della Vigilia di Natale”, i
padri-protagonisti di questa tradizione sono i contadini.
Un rito agreste dunque colmo di significati simbolici,
parte del linguaggio della semplicità contadina. Ad
esempio: “Mentre la ‘Ndoccia ardeva – scrive lo
studioso - si traevano auspici: se soffiava la borea si
prevedeva una buona annata, al contrario se tirava il
vento. Se schioppettava andava bene, altrettanto se la
fiamma era consistente: spari e fuochi, come ci insegna la
storia delle tradizioni popolare, sono contro le streghe,
considerate un vero e proprio male della società
rurale.
A proposito del simbolismo legato alla tradizione del
fuoco, i più anziani ricordano quando con la ‘Ndoccia
coglievano l’occasione “pe fa la cumbarsa”, fare la
comparsa, cioè fare bella figura agli occhi delle
ragazze. Il giovane innamorato soleva portare la ‘Ndoccia
sotto la finestra della ragazza che aveva scelto come
sposa e se quest’ ultima si affacciava il matrimonio era
possibile, altrimenti un secchio d’acqua spegneva la
torcia e l’ardore dell’innamorato…
Anticamente, come oggi, la ‘Ndocciata di Agnone si
svolgeva nella tarda serata del 24 Dicembre. Le maestose
fiaccole, infatti, servivano con molta probabilità anche
ad illuminare il cammino dei contadini che dalle zone
rurali si portavano sino al paese per assistere alla messa
natalizia di mezzanotte. Ma in che modo nei tempi più
recenti si è arrivati a quello che è oggi la ‘Ndocciata?
Negli anni trenta del novecento ancora i contadini
solevano sfilare spontaneamente per le vie del centro
cittadino con in spalla ognuno la grande torcia fatta
spesso con le proprie mani. Ma il secondo conflitto
mondiale portò anche alla fine - o meglio ad una
sospensione che rischiava di preannunciarla - di questa
antica abitudine. La tradizione fu felicemente
ripristinata nei primi anni cinquanta dalla Pro Loco di
Agnone che, per incentivare la partecipazione all’iniziativa,
organizzò una gara con premi.
Da allora possiamo dire che per la ‘Ndocciata fu un
crescendo continuo in imponenza del rito e attaccamento
degli agnonesi ad esso.
Oggi il 24 Dicembre è un giorno simbolo della tradizione
agnonese e un appuntamento irrinunciabile per migliaia di
turisti che provengono da ogni dove.
Come si costruisce
una ‘Ndoccia
Le ‘Ndocce, anticamente come oggi, hanno
un’altezza di oltre tre metri. Se assemblate assumono la
caratteristica forma a ventaglio o a raggiera. Si tratta
in questo caso di torce multiple, di numero pari,
variabile da due fino a oltre venti fuochi. Esse vengono
trasportate da due o più portatori in costume contadino
(caratteristica di esso è la storica cappa, mantello
utilizzato soprattutto dai pastori, tagliato a ruota con
il bavero alto, agganciato al collo, di colore
nero).
Il materiale utilizzato per la fabbricazione delle ‘Ndocce
è l’abete bianco, reperito quasi esclusivamente nel
bosco di Montecastelbarone una splendida foresta a nord di
Agnone. Gli alberi prescelti sono individuati dagli agenti
del Corpo Forestale dello Stato tra quelli malati,
abbattuti da calamità naturali o secchi. I tronchi sono
ripuliti dalla corteccia e tagliati in sottili listelli di
circa un metro e mezzo di lunghezza, legati tra loro a
mazzo e sovrapposti fino a raggiungere l’altezza di
alcuni metri. Questa sovrapposizione di listelli è
arricchita nel suo interno da steli secchi di ginestra,
che faranno ardere la ‘Ndoccia caratterizzando il
rituale anche sonoramente con il loro crepitìo.
Questa pianta viene scelta per motivi di carattere
logistico e tradizionale. L’abete è una pianta resinosa
e di facile combustione, ma è anche l’albero-simbolo
del Natale per molte popolazioni nordiche soprattutto di
origine celtica non del tutto estranee alla tradizione
agnonese. Inoltre il legno di abete non è difficile da
trasportare e, se ben secco, è ricco dei rumorosi
scoppiettìi che al momento dell’accensione fanno la
differenza fra una buona ‘Ndoccia e una non
riuscita.
Cinque gruppi di portatori
Da secoli i protagonisti della ‘Ndocciata sono i
potatori. Divisi in gruppi provenienti dalle contrade
rurali di Agnone, gli uomini che sfilano con le grandi
torce ardenti sulle spalle si sfidano ogni anno per la
conquista del trofeo artistico dello ‘Ndocciatore,
realizzato anni fa dallo scultore Ruggiero Di Lollo.
Cinque sono i gruppi che negli ultimi anni hanno
animato la ‘Ndocciata
La contrada di “SANT’ONOFRIO” è certamente il
gruppo più antico. Prende il nome dalla zona montana a
nord di Agnone ed è formata da oltre 150 elementi tra
uomini e donne. Il gruppo che rappresenta Agnone centro è
quello denominato “CAPAMMONDE E CAPABALLE” nome che
sta ad indicare la parte alta della cittadina altomolisana.
Composta da oltre 100 persone, questa formazione è la
più giovane per età media. La contrada “COLLE SENTE”
può definirsi il gruppo di “alta quota”. Proviene
infatti da un nucleo abitato situato a ovest di Agnone
oltre i 1000 metri di altitudine. La contrada “GUASTRA”
anche se appartiene amministrativamente al comune di
Capracotta è legata da sempre a questa tradizione
agnonese; infatti fino a qualche anno fa, gli abitanti di
questo gruppo di case rurali accendevano torce ardenti
vicino agli usci la sera della vigilia di Natale. Infine
“SAN QUIRICO” rappresenta il territorio rurale di
Agnone più a valle, è il gruppo meno numeroso della ‘Ndocciata
ma particolarmente agguerrito e legato a questa
tradizione.
Un gigantesco “fiume di fuoco”
La sera del 24 Dicembre all’imbrunire centinaia di
portatori di tutti i gruppi si riuniscono all’ingresso
settentrionale di Agone; la tensione è evidente, le
emozioni si risvegliano e si rinnovano. Il segnale per l’accensione
delle gigantesche torce e per la partenza è dato dal
rintocco della campana più grande di Agnone, posta sul
campanile di Sant’Antonio, il più alto della città.
Uno, due rintocchi poi nelle strade si fa silenzio e il
corteo si avvia. Davanti a tutti ci sono gli stendardi dei
gruppi e le scene di vita contadina animata soprattutto da
donne e bambini. Poi, il fuoco. Iniziano a sfilare i
bambini con ‘Ndocce singole, a volte leggermente più
piccole delle misure riservate agli adulti. I portatori
sono solo uomini. Alla ‘Ndocciata non c’è età, il
più piccolo portatore che si ricordi aveva due anni,
mentre il più anziano sfiorava gli ottant’anni. Avvolti
nei loro grandi mantelli scuri i portatori ogni anno
procedono in un ordine prestabilito. Dopo le torce singole
ecco quelle a due. Subito dopo entra in scena il vero e
proprio esercito di portatori con in spalla quattro grosse
torce: è il cuore forte della ‘Ndocciata.
Le emozioni crescono, il fiume di fuoco si fa maestoso e
ora si dipana sotto gli occhi degli spettatori che
affollano il corso principale di Agnone. La città si
incendia e più di qualcuno piange. Nella mente si
affollano i ricordi dell’infanzia, i pensieri vanno a
chi non può assistere anche quest’anno all’immenso
fuoco di Natale, perché è lontano, perché non c’è
più. Arrivano i portatori con otto torcioni, poi i “ventagli”
infuocati con 10, 12, 16 fiamme sulle spalle di uno o due
uomini. Ma ecco un’altra sorpresa: ecco i più forti,
quelli che vogliono dimostrare alle donne ed ai propri “rivali”
di essere i migliori.
Giovani dal fisico robusto che in una sfida dal sapore
mitico e dalla suggestione unica si sono caricati di 18 o
20 enormi fiaccole. Camminano sicuri nascondendo lo sforzo
anche quando non ce la fanno più. E danzano. Danzano al
centro della piazza roteando su se stessi simili a pavoni
dalla gigantesca coda di fuoco. Mostrano a tutti la loro
forza, il coraggio e la maestosità delle fiamme che li
circondano. È il rito antico che si ripete. L’immagine
ancestrale che richiama significati che sembrano persi ma
che in realtà sono sempre presenti: fertilità, forza
creatrice e purificatrice del fuoco, preghiera dell’uomo
verso le forze dell’ignoto raggiunte attraverso le
grandi fiamme delle ‘Ndocce. Questi giovani non lo sanno
ma sono i continuatori di liturgie vecchie quanto il
rapporto fra l’uomo e la natura. E il fiume di fuoco va
avanti, riempie il corso cittadino, è lungo chilometri,
sembra non finire mai. Mentre scrosciano gli applausi la
memoria di molti risale a quell’ 8 dicembre del 1996,
quando in onore di Giovanni Paolo II gli agnonesi “incendiarono”
piazza San Pietro omaggiando il Santo Padre, che aveva
visitato Agnone un anno e mezzo prima, in occasione del
cinquantesimo del suo sacerdozio. Le parole del Papa
affacciato eccezionalmente di sera alla finestra del suo
studio, furono piene di commozione e gratitudine.
“Grazie di questo spettacolo, grazie per il falò della
fratellanza – disse tra l’altro il Pontefice –
Grazie alla diletta città di Agnone…il fuoco
purificatore che i vostri padri accendevano in occasione
del solstizio è divenuto segno di Cristo, di Gesù luce
del mondo. Le crepitanti fiaccole ci ricordano che Cristo
è la vera Luce. Possa il fuoco trasformarvi in portatori
di gioie per il Natale, ad Agnone ed al Molise tutto”. C’era
quasi tutta la popolazione molisana ad ascoltare quelle
parole sotto il colonnato del Bernini, in un’atmosfera
magica, surreale, indimenticabile.
La diretta nazionale della Rai, che durò otre un’ora e
le aperture di tutti i Tg serali di Rai Uno, Rai Due e Rai
Tre oltre che di canale 5, Rete 4 e Italia 1 segnarono la
definitiva affermazione della ‘Ndocciata agnonese come
uno fra i più suggestivi riti natalizi della tradizione
italiana. Negli anni successivi altre tre volte la ‘Ndocciata
si è svolta l’8 dicembre in edizioni straordinarie
legate a particolari ricorrenze. Come è avvenuto nel 2000
in occasione dell’Anno Giubilare o nel 2004 per la
celebrazione del seicentesimo anniversario della
proclamazione di Agnone a Città Regia. L’appuntamento
della tradizione resta e resterà per sempre quello della
Vigilia di Natale.
Quel 24 dicembre all’imbrunire, quando ogni agnonese -
che si trovi in patria o negli angoli più sperduti del
mondo – udendo i rintocchi del campanone di Sant’Antonio
accende la propria ‘Ndoccia interna che è fuoco di fede
e di attaccamento alle proprie antichissime radici.
La
'Ndocciata è stata riconosciuta quale "PATRIMONIO
D'ITALIA PER LA TRADIZIONE" dal Ministro del Turismo
On. Brambilla a Roma il giorno 28 luglio 2011.
L’appuntamento
è per l’ 8 dicembre 2013 alle ore 18.00 lungo il corso
cittadino.
La
manifestazione, come da tradizione, verrà riproposta il
24 dicembre 2013 alle ore 18.00
Per
informazioni, contatti e visione foto
Sito: www.prolocoagnone.com
e-mail: proloco.agnone@virgilio.it
Presidio Turistico Agnone
e-mail presidioturistico.agnone@tin.it
telefono e fax: 0865/77249 0865/77722
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