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Larino,
dal 7 al 13 la Fiera di Ottobre |
Larino,
03 ottobre 2013
Il
Sindaco di Larino, Vincenzo Notarangelo, insieme alla sua
vice Assunta D’Ermes e l’ assessore Palmieri,
Petriella e Biscotti, hanno presentato alla cittadinanza e
alla stampa l’edizione numero 271 della ormai storica
Fiera di Ottobre, manifestazione che richiama nel centro
frentano decine di espositori e migliaia di visitatori
ogni anno.
“Quest’anno – dice Notarangelo – per la prima
volta dagli anni 2000 la fiera torna a essere organizzata
dal Comune direttamente e nelle date stabilite e cioè dal
09 al 13 di ottobre, e questo perché vogliamo ridare alla
nostra fiera il significato storico che ha sempre avuto,
quello cioè di fiera campionaria dell’agricoltura e di
tutto ciò che questo significa, avremo quindi spazi di
degustazione e di esposizione per i vini e gli olii, oltre
che alle attrezzature meccaniche che come sempre trovano
spazio nella fiera di ottobre di Larino”.
Mentre per la vice sindaco Assunta D’Ermes “ questo
momento rappresenta per il nostro Comune un momento di
scambio anche culturale se vogliamo, ma soprattutto
commerciale, infatti all’interno della fiera oltre alle
cose elencate dal Sindaco, avremo, e questa è una delle
novità, un punto ristoro di prodotti della Regione, e uno
spazio a disposizione per i più piccoli dove metteremo
dei giochi e via dicendo, oltre ad avere i convegni di
approfondimento sugli argomenti che vanno dalla raccolta
differenziata fino all’agroalimentare di qualità,
studiando magari anche il ritorno dei convegni all’interno
degli spazi fieristici”. Tante novità le novità
insomma per una fiera che ormai è punto di riferimento
per un’ampia area di Comuni molisani e non. fonte:
www.michelemignogna.it approfondimento:
www.larinofiere.com ---------------------------------------------------------------------------------------- Nel
giorno 10 Ottobre 2013, in occasione della Fiera d’Ottobre,
in svolgimento a Larino dal 09 al 13 Ottobre 2013, L’Ecomuseo
Itinerari Frentani organizza una visita guidata, per
gruppi di visitatori e scuole di ogni ordine e grado, nel
Parco Archeologico di Larino, a partire dalle ore 09.30:
la visita rappresenterà un “viaggio“ nella storia e
nell’animo delle genti Frentane.
Dopo la visita gli studenti potranno visitare l’antichissima
Fiera d’Ottobre in svolgimento a Larino dal 1742 che
rappresenta la continuazione di un evento ancora più
antico in svolgimento una volta nel capoluogo frentano, da
tempo immemorabile, a maggio. In caso dovessero essere
aperti e funzionanti , la visita potrebbe concludersi con
la visita di uno dei Frantoi di Larino.
Per la visita guidata è obbligatoria la prenotazione. Per
informazioni sulle modalità di partecipazione alla visita
e per l’eventuale iscrizione: tel. 3406550584 ---------------------------------------------------------------------------------------- La
Fiera d’Ottobre: dalla storia una lezione per il futuro
(di Marcello Pastorini) Diversi
autori si sono soffermati sul fatto che Larino, anche in
periodi antichissimi, ad esempio nell’epoca romana,
avesse un’economia florida, incentrata sull’agricoltura
e pastorizia, e che la collocazione della città, sorta
lungo vie importanti di comunicazione, favorisse il suo
ruolo economico e commerciale nell’area. Probabilmente,
questa posizione favorevole, fu la causa della grandezza
di Larinum in termini economici, politici e militari.
Tuttavia è difficile dimostrare il collegamento delle
nostre fiere con epoche così remote. Infatti, visto anche
la disastrosa situazione economica avutasi in seguito alla
caduta dell’impero romano con la frammentazione della
popolazione , l’indebolimento estremo delle attività
agricole e produttive, la mancanza totale del controllo
politico e militare del territorio, è difficile pensare
che le attuali fiere siano la continuazione di
manifestazioni simili che si svolgevano nell’antichità. Dopo
la rinascita dell’agricoltura, grazie all’azione dei
monaci benedettini, ci fu la nascita di piccole comunità
rurali intorno ai monasteri. In seguito, si ebbe l’incastellamento
e l’arrivo al periodo feudale. La popolazione, per una
maggiore sicurezza, si rifugiò in centri fortificati,
tuttavia la protezione era pagata con la sottomissione
delle persone al feudatario. La riduzione della libertà
della gente e un’economia chiusa e controllata
impedirono un forte sviluppo dell’ economia e del
commercio. Successivamente Federico II, con la sua
riorganizzazione dello Stato “indebolì L’aristocrazia
feudale”, diede un impulso alle attività produttive e
al commercio. Scrive lo storico Giuseppe Maria Galanti nel
testo: “ Descrizione dello Stato antico ed attuale del
Contado di Molise”: “Ecco l’epoca dello stabilimento
della proprietà del regno, l’amministrazione pubblica
cominciò a prendere una forma più solida. Di qui i
principi di un governo regolare, della civiltà, delle
arti, del commercio…..Egli( FedericoII) si studiò di
stabilire con un corpo di leggi i principi di un governo
libero ed eguale, che assicurasse a ciascuna persona la
libertà civile e la proprietà dei beni, ed incoraggiasse
le arti e le industria… Federico II nel 1234 istituì le
fiere generali nelle diverse parti del regno. Sotto di lui
la popolazione crebbe sensibilmente…le nostre provincie…cominciarono
ad essere abbondanti e floride…”. Anche in questo caso
, però, non è possibile, con certezza, legare l’esistenza
delle nostre fiere all’azione politica di Federico II.
Molto più facile è invece chiarire perché la nostra
antichissima fiera si svolge a Ottobre. Prima di chiarire
questo aspetto, soffermiamoci sull’etimologia della
parola “Fiera”. Come
molti sapranno il termine fiera deriva dal Latino Feriae
dal significato di festa, giorno festivo. Infatti i
mercati si tenevano in occasione di feste. In questi
giorni si riversavano nelle città moltissime persone
provenienti dalle aree rurali e questo rappresentava una
ghiotta occasione per il commercio di animali, oggetti di
artigianato, produzioni locali. Anticamente a Larino si
svolgevano tre fiere importanti, la prima dell’anno,
quella di Sant’Antonio Abate, a Gennaio, dal 13 al 21
del mese, la seconda, intorno alla festa di San Primiano,
dal 13 al 18 maggio e infine quella di San Pardo che si
svolgeva dal 18 al 28 maggio. Questo dato è riportato
nell’articolo “ La Fiera di Larino nella storia” di
Giuseppe Mammarella che a sua volta si riferisce al testo
“ Considerazioni storiche sulla città di Larino” di
Giandomenico e Alberto Magliano in cui è riportata una
relazione di Salvatore Pinto “ in cui sono descritte le
condizioni dei pochi abitanti di Larino scampati da un’epidemia
di peste che nel 1656 interessò la città frentana”(
Giuseppe Mammarella/ Da Vicino e da Lontano). La
collocazione della fiera di San Pardo nel mese di Maggio e
intorno alla festa patronale giustifica il successo di
questa manifestazione: molte erano le persone, da tutti i
centri vicini, richiamate a Larino in quei giorni. Larino
da sempre è stato un centro di riferimento perché sede
di diocesi e luogo dell’antica città di Larinum. La
festa ha origine antichissima come probabilmente la fiera.
Inoltre la fiera si svolgeva in un periodo cruciale,
ovvero al ritorno dei pastori in montagna lungo le vie
della transumanza ovvero i tratturi. Con le fiere i
pastori avevano la grande possibilità di compiere affari
prima del rientro a casa. Quindi una grande concentrazione
di persone, di allevatori, caratterizzò da sempre questa
antica fiera. Tuttavia
ci sono alcuni misteri da chiarire sul sito dove viene
svolta la fiera, denominato , in dialetto, “ U Chiane da
fiere” e corrispondente al luogo dove è sorta la città
moderna e dove era collocata la Larinum antica. Visto la
grande quantità di animali e quindi la grande necessità
di spazi, la collocazione della fiera in quel luogo era di
comodo? Oppure la fiera si svolgeva in quel luogo già
prima dello spostamento della comunità nel Centro storico
medioevale? Io sono per la prima ipotesi, ma l’enigma è
di difficile chiarimento. Successivamente,
la fiera di San Pardo, con decreto regio del 13 settembre
del 1742 di Carlo III, Re delle Due Sicilie, fu spostata
alla seconda decade di Ottobre, nacque così la
manifestazione che noi oggi chiamiamo “Fiera d’ottobre”.(
Giuseppe Mammarella/ Da Vicino e da Lontano I) Quindi
nel 1742 la fiera fu spostata ad Ottobre. Intorno a questa
data, il 17 ottobre, a Larino, si festeggia, il natalizio
del Santo Patrono,” San Parde de vellegne”. Inoltre fu
confermata il legame della fiera con la transumanza visto
che quel periodo dell’anno, Ottobre, è all’incirca
coincidente con la discesa, sui tratturi, di mandrie e
armenti dalle montagne alle pianure della Capitanata. La
fiera di Ottobre, da sempre, è stata un riferimento
commerciale per tutta l’area ed ha assunto , con il
tempo, dimensioni tali da essere definita tra le più
importanti dell’Italia Centro-meridionale. Era una fiera
legata all’agricoltura, quindi si vendevano molti
animali, ma anche svariati oggetti e prodotti. Veniva
gente da diverse parti d’Italia, oltre ai commercianti ,
arrivavano a Larino gente di malaffare, cantastorie e
giocolieri. Nel periodo della fiera si consumavano alcune
specialità tra cui capitoni arrosto. Diversi
anziani che ho intervistato nei paesi vicini mi hanno
raccontato che venivano a piedi alla grandissima fiera di
Larino, come un arzillo anziano di Civitacampomarano, “Alessandro”,
che alcuni anni fa mi ha ricordato dei suoi “viaggi”,
a piedi, a Larino per la compravendita di bovini. Della
fiera d’Ottobre di Larino ne hanno parlato due scrittori
importanti : Francesco Iovine e Luigi Incoronato, altri
autori hanno composto componimenti musicali e poesie e ha
stimolato la fantasia di diversi fotografi. Bellissima
è l’immagine della Fiera d’Ottobre del 1893 in una
foto di Scipione Novelli di cui una copia ingrandita è
posta nell’attuale sala consiliare di Larino . Notevoli,
suggestive, documenti importanti sono le foto scattate
dall’Illustre famiglia di fotografi larinati “Pilone”. Purtroppo
non sono riuscito a trovare gli spartiti, ma, come risulta
nel libro “L’altare insanguinato” di Giovanni de
Luca, il maestro don Carlo Bucci di Montorio nei Frentani,
compose un brano musicale dal titolo “ La fiera di
Larino”: “ Esso riproduceva quasi in modo plastico e
rappresentativo l’omonima fiera-mercato larinese, che si
svolge nei giorni 7-10 Ottobre, non lungi dalla stazione
ferroviaria: fischio e arrivo del treno ansimante e
sobbalzante sulle rotaie; muggiti dei buoi, il belare
delle pecore, il raglio dei somari, lo strillare
assordante dei molti venditori di castagne, anguille, “scapece”,
utensili domestici, tessuti vari. Tutto era ben imitato da
oggetti diversi e strani, dalle voci umane o strumentali
dei vari musicanti, che dal maestro Bucci erano dislocati
in diversi punti e luoghi, con direttive precise di come e
quando dovevano entrare in azione.” Nel
suo “ Viaggio nel Molise, nel paragrafo “I contadini
vanno al piano”, Francesco Iovine scrive: “ A Larino
torneranno ancora per la fiera nell’ottobre: tutta la
gente dei monti che si è incontrata nella piana di
Larino, all’ombra della bella cattedrale gotica o nei
suoi pellegrinaggi verso i santuari delle puglie o nelle
migrazioni periodiche per i lavori campestri, si è data
convegno qui sul finire dell’estate. La fiera è
antichissima e dura una settimana: da tutti i villaggi del
tavoliere e del Molise vanno verso il piano innumerevoli
greggi, branchi di maiali, armenti scampananti, orefici di
Agnone, spezzini da Frasso e Telese, pescivendoli da
Termoli e da Vasto, saltimbanchi da Bari e da Napoli,
sonnambule, giocatori di ventiquattro e ladri di ignota e
universale provenienza. Gli zingari di Ielsi e di
Casacalenda che hanno tecnica di Imbroglio secolare
conosciuta e facilmente evitabile, si mischiano a quelli
provenienti da lontano, più astuti, misteriosi…i
contadini vanno verso la fiera con l’idea di tuffarsi in
un ginepraio inestricabile di allettamenti, richiami
persuasivi, che celano un colpo mancino o una truffa…dover
concludere un affare in quella gazzarra, tra quel casa del
diavolo, genera la diffidenza nei poveri contadini che
affidano la loro speranza ad un unico capo di bestiame, a
un solo asino, a un solo vitello….Ma nonostante tutto la
gente dei monti è attratta dal piano verso questa varia,
inquietante vita, irresistibilmente.” La
Fiera ha ispirato anche l’animo sensibile di poeti come
Maria Serafini( “ Maestra Farina”) con la sua : “ E’
Fiera” che ho ritrovato sul n° 17 de “ Il Ponte”
del settembre 1991 e riporto di seguito: E’
FIERA E’
Fiera, fiera, fiera. Non
sapevo che cos’era Una
grande confusione
Di
cafoni e di signori
Di
cavalli e di maiali
E
d’ogni sorta di animali
E
poi banche e bancarelle dove si trovano cose belle.
Baracche
e baracconi
Dove
si mangia un buon boccone
Pesce
anguille cotti arrosto
Che
si mangiano sul posto
Qui
si vende il buon vino
Viva
la Fiera di Larino.
Un
altro importante scrittore, Luigi Incoronato, parla della
fiera, nel suo racconto “ Morunni”. Luigi Incoronato
è nato a Montreal da padre molisano, di Ururi, e madre
piemontese. La fiera di Larino era così importante che ,
sicuramente, il padre avrà raccontato al figlio aneddoti
su questa storica manifestazione. L’autore ne sarà
stato così tanto impressionato e incuriosito che ha
voluto riportare, nel suo racconto, i ricordi del padre
sulla Fiera. Nel libro Incoronato parla di località
molisane, ma a quella d’origine, Ururi, dà un altro
nome, “Morunni” per l’appunto, e a Larino, visto l’uso
dei paesi vicini di denominare il centro frentano “
Arine”, secondo la mia opinione, lo chiama Rinno. Un
Capitolo del libro è denominato “ La fiera di Rinno”.
Visto che scrive basandosi, probabilmente, sui ricordi del
padre, non è preciso sulle date, poiché scrive che si
svolge “ alla fine di settembre” e ha la durata di
quattro giorni, tuttavia nella descrizione è vicino a
Iovine e altri che hanno parlato dell’evento. Riporto di
seguito un passo del capitolo :” Oramai erano in pianura
e stavano per giungere dove ogni anno …aveva luogo la
rinomata fiera di bestiame, che si tramutava in una fiera
di ogni sorta di mercanzie, dai piatti di budella
arrostite, dalle scope di Napoli, ai coltelli di
Campobasso, e raccoglieva migliaia e migliaia di contadini
dai villaggi della regione, per ben quattro giorni, a
comprare cose e cosucce, dal maiale ai fichi secchi, dal
torrone alle scarpe, Un vocio infernale , un rincorrersi
di richiami, di risa, di suoni d’ogni genere, un forte
odore di animali e di uomini, un gran fango per terra e
baracche, baracche, cantastorie, imbonitori, zingari,
ladri, donne di ogni età, molte in nero, floride e
grinzose, bambini, proprietari, braccianti, ruffiani e
porci, cavalli, vacche…Finalmente lì scorsero i porci
di don Erminio Tuccini… molta gente stava lì ad
ammirarseli, scegliendo a lungo, con pazienza, sapendo di
compiere un atto molto importante nel comprare il porco da
crescere fino oltre Natale. Don Erminio sentì dentro di
se un vago senso di contentezza…la giornata prometteva
bene…Parlò col garzone che avrebbe diretto le vendite,
gli fece delle raccomandazioni….”.
Quindi
la Fiera di Larino rappresenta un reperto che custodisce
la nostra storia, una chiara testimonianza del nostro
legame con il mondo agricolo e pastorale, una prova dell’appartenenza
della nostra comunità alla cultura e all’economia della
transumanza. Il successo di questa fiera è legato al
fatto che essa, da secoli, ha rappresentato per lungo
tempo la cultura, l’economia della nostra terra. La
fiera è stato uno strumento , una vetrina promozionale
del territorio, un luogo in cui era possibile acquisire
nuove conoscenze e strumenti di lavoro, ma anche il mezzo
per garantirsi la sopravvivenza, quindi è ricordata da
tutti con affetto, come luogo della nostra memoria, è un’immagine
della nostra anima che è radicata nella storia di questa
terra. La fiera è un simbolo della nostra cultura, della
nostra storia , della nostra economia. Oggi la fiera, per
questo legame con la storia, per l’affetto e la gloria
che ha guadagnato nel tempo, si “promuove per inerzia”.
Anche se, parzialmente, ha perso il collegamento con l’economia
della nostra terra, riesce a richiamare ancora
50.000-60.000 visitatori. Non c’è dubbio che in quei
giorni il comune incassa soldi per la cessione di suolo
pubblico, i locali, ristoranti, pensioni, hotel,
agriturismi, e negozi di Larino e dintorni lavorano molto
di più, quindi l’evento concede una boccata d’ossigeno
ad una terra che sta soffrendo una gravissima crisi
economica. Non Fare la fiera, interrompere il legame con
la nostra storia sarebbe un suicidio incredibile,
distruggere quello che i nostri antenati hanno costruito
con fatica e impegno, sarebbe un’altra vittoria di quei
cittadini imbecilli che mirano alla distruzione della
nostra terra. Tuttavia, questa Fiera deve riprendere il
ruolo promozionale e di motore dell’economia locale,
deve riprendere questa importante funzione e cercare di
smettere di essere solo il simulacro di quello che ha
rappresentato l’evento nel passato. Neanche il legame
nostalgico con il passato non basterebbe! Nel passato
venivano venduti animali perché rappresentavano i beni di
produzione e i mezzi di lavoro, oggi dobbiamo puntare a
quello che la nostra terra offre , il meglio che può
proporre a livello artigianale, enogastronomico, dei
servizi . La “produzione” locale che per tipicità e
qualità riesce a reggere l’urto della violenta
globalizzazione. La fiera deve inoltre servire da stimolo,
perché potrebbe essere la via attraverso la quale
guardare cosa fanno “ gli altri”, un mezzo per un
confronto con altre culture, economie, quindi
rappresentare la palestra, la scuola per apprendere, per
inventarsi un mestiere, per migliorare le attività
produttive locali.
Le
sfide che deve affrontare la fiera sono ancora più grandi
perché le illusioni del dopoguerra, dei soldi pubblici in
abbondanza, del miraggio di un’economia facile, dell’inserimento,
per “ piaceri”, in forze lavorative “ad ingrossare l’esercito
del debito pubblico”, ha indebolito la creatività , la
mentalità imprenditoriale, in una terra che nel passato
ha rappresentato la patria di imprese importanti impegnate
ad esempio nella produzione della pasta, dell’olio.
Buona Fiera a tutti!
(Marcello
Pastorini)
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