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Il
Molise e la cultura piangono Vincenzo Rossi |
In
regione, 10 novembre 2013
TERMOLI.
Noto e affermato in Italia e all’estero come il maggiore
rappresentante della cultura molisana di questi ultimi
decenni, Vincenzo Rossi era nato il 7 giugno 1924 a Cerro
al Volturno. Ottavo di dieci figli, svolse l’attività
di pastore fino all’età di 19 anni.
A
somiglianza di Antonio Ludovico Muratore, di Jack London o
di Gavino Ledda, nelle lunghe solitarie ore di
sorveglianza pastorale, si dedicava appassionatamente a
disordinate letture di volumi che gli spediva il fratello
Ludovico da Torino. A quell’epoca risale la primitiva
formazione culturale di Vincenzo Rossi e la genesi remota
del suo amore per la natura, gli animali e la conoscenza,
vissuti e sofferti sulla propria pelle e nel proprio
sangue, per divenire poi linfa vitale delle future
creazioni liriche e narrative. Per strapparsi di dosso i
ceppi di un destino ingrato, dopo la terza elementare,
conseguita da privatista, si preparò alla licenza
elementare pur continuando a lavorare nei campi. Dopo aver
assolto all’obbligo del servizio militare e partecipato
alle “Quattro giornate di Napoli” (1943), continuò da
solo gli studi dei classici e delle lingue straniere,
finché conseguì la licenza media, il diploma magistrale,
la maturità classica e la laurea in lettere.
Insegnò
quindi a Napoli, prima nelle scuole elementari, poi nelle
medie fino a vincere il concorso per diventare preside. Ma
insofferente della “Stracittà” colma di veleni morali
e fisici, incapace di adeguarsi ai falsi idoli della “incivile
civiltà” dei consumi, della violenza e della
tecnologia, tornò allo “Strapaese”, alla sua buona
terra, ai suoi monti, ai suoi alberi, al suo “silenzio
verde”, alla sua gente da cui non si staccherà mai più
e dove, giorno dopo giorno, accanto all’umile compagna
Ada e alle dolci figliuole, Maria Stella e Gigliola,
raccolto nel liquido amniotico delle antiche memorie,
nelle quiete stanze della sua casa ariostesca… sono nate
pagine e pagine di libri che raccontano personaggi veri o
verosimili, storie ritagliate nel passato patriarcale,
fughe e ritorni, amori perduti e roventi nostalgie,
tradimenti penosi ed estatiche follie, misteriose leggende
e passioni ancestrali…
Collocato
a riposo nel 1990, continuò per qualche anno ad occuparsi
della coltivazione delle sue terre; attività che andò
via via abbandonando a causa dei pressanti impegni
letterari che assorbivano la totalità del suo tempo.
Scrittore
e intellettuale libero e appartato, per sentirsi
pienamente vivo e attivo scelse di vivere sotto la cupola
del suo nume tutelare, il Cimerone, per inebriarsi del
profumo dell’erba, della voce delle rocce, del canto
degli uccelli e degli infiniti e allettanti suoni della
sua campagna. Dopo il pensionamento, ha lavorato sodo,
senza sosta, senza mai concedersi una vacanza, un giorno
di riposo, uno svago che lo allontanasse provvisoriamente
dai suoi libri e dalle amate carte; ha fatto della
solitudine la dea più cara della sua vita e, sotto l’ala
della solitudine, ha potuto rendere concreto e operativo
questo concetto di Cesare Pavese: “Un poeta, in quanto
tale, lavora e scopre in solitudine; si separa dal
mondo, non conosce altro dovere che la sua lucida e
furente volontà di chiarezza, di demolizione nel mito
intravisto, di riduzione di ciò ch’era unico e
ineffabile alla normale misura umana”.
E
alla normale misura umana egli ha ridotto le turbolenze di
tutto un secolo (il XX), collegandolo al suo ambiente,
sezionandolo e analizzandolo per scoprire e demolire i
falsi miti, le presunzioni della scienza ….
Come
narratore, ha al suo attivo tre romanzi (Conto alla
rovescia, Modica, 1973; Il ritorno, Forlì, 1983;
Fonterossa, Isernia, 1987) e sette volumi di racconti (La
memoria del vecchio, Milano, 1975; Il tarlo, Forlì, 1978;
La terra e l’erba, Isernia, 1984; Il Cimerone, Potenza,
1990; Lola, (racconto lungo, New York, 1991), Ercole
(1998), Garibaldi (2003) tutte opere di successo, che
hanno dato all’autore fama e notorietà non solo in
Italia ma anche all’estero. Nel 2004, dopo un attento e
scrupoloso lavoro di revisione, il primo romanzo – Conto
alla rovescia – venne riscritto e ripubblicato sotto il
titolo di Amore e Guerra, e l’autore ebbe la
soddisfazione di avere l’elogio di critici militanti
come Giorgio Barberi Squarotti, Carmine Chiodo, Emerico
Giachery, Giuliano Manacorda, solo per citarne alcuni.
Tra
le ultime opere pubblicate figurano il racconto “Io sono
Achille” (Ed. Cronache Italiane, Salerno 2012) e le “Annotazioni
di una vita” (sempre con Cronache Italiane, 2013).
La
sua produzione poetica è contenuta in sei volumi. I primi
quattro (In cantiere, Milano, 1961; Dove i monti
ascoltano, Modica, 1973; Verdi terre, Forlì, 1979; Il
grido della Terra, Forlì, 1987), nel 1995, per le
Edizioni de Il Ponte Italo-Americano di New York, vennero
raccolti in un unico volume I GIORNI DELL’ANIMA al quale
l’autore aggiunse la nuova silloge “Tempo e parola”.
Per
le Edizioni del Centro Studi “E. Frate”, nel 2001
venne pubblicato RESPIRO DELL’ERBA VOCE DELLE ROCCE, e,
nel 2004 un volume di Epitaffi, nella collana “Calliope”
di Cronache Italiane (Salerno)
Per
le Edizioni Il Ponte Italo-Americano, vide la luce il Vol.
I di “Letture”, che raccoglie oltre duecento
interventi critici su opere di autori contemporanei,
italiani e stranieri. Seguirono: Scritti Vari 19591993
(Edizioni Il Ponte Italo-Americano, New York 1994); In
ricordo del poeta greco Febo Delfi, in collaborazione con
Maria Grazia Lenisa (New York, 1995); Il mondo lirico di
Maffeo (New York, 1995); Amore e fedeltà alla parola
Letture – vol. II (New York, 1996); Michele Frenna
Mosaicista (New York, 1997); Letture (Amore e fedeltà
alla terra) – vol. III, 2002, Edizioni del Centro Studi
“E. Frate”; Orazio Tanelli – Poesia ed Esegesi (New
York 2005).
Non
meno trascurabili sono le sue traduzioni, tra cui spiccano
per profondità di interpretazione e modernità di
linguaggio i quattro dialoghi di Platone: Simposio,
Apologia, Critone, Fedone, raccolti sotto il titolo di “Platone
poeta”, Edizioni del Centro Studi “E. Frate”, 1999;
Realtà e sogno nella poesia di Julio Bepré, Edizioni del
Centro Studi “E. Frate”, 1999; Misura e destino la
voce poetica di Paul Courget, ibidem, 1999; traduzioni
sparse da: Mimnermo, Saffo, Catullo, Orazio, Baudelaire,
F.R. Marìn, G.E. Bécquer, Shakespeare…
Sull’attività
letteraria di Rossi si è ampiamente soffermato Orazio
Tanelli, con il voluminoso saggio monografico: “Vincenzo
Rossi, FEDELTA’ ALLA TERRA”, New York, 1991, prendendo
in esame le opere di narrativa e di poesia che vanno dal
1961 al 1987, evitando di affrontare l’attività di
critica perché, allora, “contenuta in numerosissime
riviste letterarie ed antologie”.
Nel
1995 Enrica Panetta, molisana, sosteneva, nell’Università
degli Studi di Roma la tesi di laurea “Regionalismo e
visione cosmica nell’opera letteraria di Vincenzo Rossi”.
Nel 2006, Antonio Crecchia gli dedicava la monografia: La
folle ispirazione – Coscienza etica e fondamenti
estetici nell’opera letteraria di Vincenzo Rossi.
Con
la sua scomparsa, il Molise letterario perde il suo
migliore rappresentante.
Le
esequie avranno luogo domani, venerdì 8 novembre, alle
ore 11, nella chiesa S. Pietro e Paolo di Cerro.
Antonio
Crecchia
fonte:
www.termolionline.it
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