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Agnone,
francobollo speciale per la 'Ndocciata |
Agnone,
24 novembre 2012
È
considerato uno dei più spettacolari riti del fuoco, nel
panorama folcloristico italiano, e quest'anno la ‘Ndocciata
di Agnone comparirà su un francobollo da 60 centesimi di
Poste italiane.
L'emissione è prevista per il 7 dicembre, alla vigilia
dell'edizione dell'8 dicembre. La manifestazione, come
tradizione vuole, sarà riproposta il 24 dicembre, Viglia
di Natale. Come altri antichi riti del fuoco legati al
solstizio d'inverno, infatti, anche la ‘Ndocciata si
inserisce nelle celebrazioni cristiane del Natale. Intanto
ad Agnone fervono i preparativi per l'evento che ogni anno
richiama nel centro altomolisano migliaia di persone.
PROGRAMMA
EVENTI 'NDOCCIATA 2012
Giovedì
6 dicembre 2012
Chiesa Monumentale San Francesco
Inaugurazione Presepi Artistici
Dal 6 dicembre 2012 al 6 gennaio 2013
Venerdì
7 dicembre 2012
Ore 17.00 Teatro Italo Argentino
“Il Folclore Italiano” dedicato ai riti del fuoco –
Presentazione Francobollo Ordinario - La ‘Ndocciata di
Agnone –
a cura del Ministero dello Sviluppo Economico – Area
Filatelia
Premiazione
III Concorso Fotografico La ‘Ndocciata 2011
ore
17.00 Foyer Teatro Italo Argentino
Inaugurazione Mostra fotografica “ Costumi e Vesti d’Epoca”
a cura della Regione Molise – Turismo e molisani nel
mondo
Ore
18.00 P.zza XX Settembre
Inaugurazione “Mostra Mercato di Artigianato artistico e
prodotti tipici Molisani”
a cura dell’A.R.C.O.A.
ore
21.30 Chiesa Maria SS. Costantinopoli
Concerto di Canti Natalizi
“ Vis Cantorum” Montaquila
“ San Giorgio Martire” Coro Polifonico Scapoli
Sabato
8 dicembre 2012
Dalle ore 10.00 Vie cittadine
Esposizione composizione artistica delle ‘Ndocce
a cura dei gruppi storici della 'Ndocciata
Ore
17.00
Vie cittadine
La grande ‘Ndocciata
Dalle
ore 12.00
I mille sapori della ‘Ndocciata
Prodotti tipici, riti del fuoco, intrattenimento e
folclore
Vie
cittadine
Itinerari enogastronomici tra scenari di antico e
tradizioni culinarie
a cura di Ass.ne Nazionale Carabinieri - ARCOA – IPSAR -
L.go
Sabelli
Gusto e Tradizione all’ombra del Campanile di Sant’Antonio
a cura dell’Associazione Kerres
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LA
GRANDE ‘NDOCCIATA DI AGNONE
Una
tradizione antichissima
La
‘Ndocciata che si svolge in Agnone, centro montano dell’Alto
Molise in provincia di Isernia noto per la sua millenaria
produzione di campane, è la tradizione natalizia legata
al fuoco più imponente che si conosca al mondo. Chi ha
avuto la fortuna di assistere a questa spettacolare quanto
suggestiva processione di fiamme e scintille, racconta di
una lunga, interminabile emozione poco descrivibile se non
vissuta, per l’appunto, dal vivo. Una emozi one che
anche Giovanni Paolo II volle far vivere ai romani ed ai
pellegrini di tutto il mondo accogliendola in piazza San
Pietro nel 1996.
L’origine della tradizione del fuoco che “infiamma”
la Vigilia di Natale ad Agnone si perde nella notte dei
tempi. Da principio la ‘Ndoccia (fonema dialettale che
sta per ”grande torcia”) faceva parte certamente della
ritualità pagana legata alla scadenza solstiziale del 21
dicembre. E’ noto infatti l’antico legame che l’uomo
ha con il fuoco, ritenuto sin dall’alba della sua
comparsa come fonte primaria di vita, elemento fecondatore
e purificatore della natura; al pari sono noti agli
studiosi i fuochi rituali che dalla Persia alla Normandia,
dalla Russia al Galles, gli antichi abitatori dell’Europa
e del vicino Oriente accendevano in onore del Dio Sole
durante la notte più lunga dell’anno. Anche gli
antenati degli attuali abitanti di Agnone, gli Osci e i
temibili Sanniti che per secoli contesero a Roma il
dominio dell’Italia centro meridionale, erano legati al
fuoco, ai suoi significati e alle sue suggestioni. E’ da
questo legame che deriva certamente la tradizione
ultramillenaria del fuoco solstiziale che in Agnone, nel
cuore dell’Appennino abruzzese-molisano, si è evoluta
nella ‘Ndocciata. Rito dedicato al sole ed al suo ciclo
annuale fatto proprio dal cristianesimo e divenuto per
questo fuoco in onore al Dio che nasce, al Cristo Luce e
Salvatore del mondo.
La
‘Ndocciata in epoca contemporanea
Da
documenti scritti (per lo più giornali locali) si hanno
testimonianze di questa tradizione magico- rituale, quale
è giunta fino a noi, fin dai primi anni dell’ ‘800.
Come leggiamo dal libro di Domenico Meo: “Le ‘Ndocce
di Agnone: i fuochi della Vigilia di Natale”, i
padri-protagonisti di questa tradizione sono i contadini.
Un rito agreste dunque colmo di significati simbolici,
parte del linguaggio della semplicità contadina. Ad
esempio: “Mentre la ‘Ndoccia ardeva – scrive lo
studioso - si traevano auspici: se soffiava la borea si
prevedeva una buona annata, al contrario se tirava il
vento . Se schioppettava andava bene, altrettanto se la
fiamma era consistente: spari e fuochi, come ci insegna la
storia delle tradizioni popolare, sono contro le streghe,
considerate un vero e proprio male della società rurale.
A proposito del simbolismo legato alla tradizione del
fuoco, i più anziani ricordano quando con la ‘Ndoccia
coglievano l’occasione “pe fa la cumbarsa”, fare la
comparsa, cioè fare bella figura agli occhi delle
ragazze. Il giovane innamorato soleva portare la ‘Ndoccia
sotto la finestra della ragazza che aveva scelto come
sposa e se quest’ ultima si affacciava il matrimonio era
possibile, altrimenti un secchio d’acqua spegneva la
torcia e l’ardore dell’innamorato…
Anticamente, come oggi, la ‘Ndocciata di Agnone si
svolgeva nella tarda serata del 24 Dicembre. Le maestose
fiaccole, infatti, servivano con molta probabilità anche
ad illuminare il cammino dei contadini che dalle zone
rurali si portavano sino al paese per assistere alla messa
natalizia di mezzanotte.
Ma in che modo nei tempi più recenti si è arrivati a
quello che è oggi la ‘Ndocciata? Negli anni trenta del
novecento ancora i contadini solevano sfilare
spontaneamente per le vie del centro cittadino con in
spalla ognuno la grande torcia fatta spesso con le proprie
mani. Ma il secondo conflitto mondiale portò anche alla
fine - o meglio ad una sospensione che rischiava di
preannunciarla - di questa antica abitudine. La tradizione
fu felicemente ripristinata nei primi anni cinquanta dalla
Pro Loco di Agnone che, per incentivare la partecipazione
all’iniziativa, organizzò una gara con premi. Da allora
possiamo dire che per la ‘Ndocciata fu un crescendo
continuo in imponenza del rito e attaccamento degli
agnonesi ad esso. Oggi il 24 Dicembre è un giorno simbolo
della tradizione agnonese e un appuntamento irrinunciabile
per migliaia di turisti che provengono da ogni dove.
Come
si costruisce una ‘Ndoccia
Le ‘Ndocce, anticamente come oggi, hanno un’altezza di
oltre tre metri. Se assemblate assumono la caratteristica
forma a ventaglio o a raggiera. Si tratta in questo caso
di torce multiple, di numero pari, variabile da due fino a
oltre venti fuochi. Esse vengono trasportate da due o più
portatori in costume contadino (caratteristica di esso è
la storica cappa, mantello utilizzato soprattutto dai
pastori, tagliato a ruota con il bavero alto, agganciato
al collo, di colore nero). Il materiale utilizzato per la
fabbricazione delle ‘Ndocce è l’abete bianco,
reperito quasi esclusivamente nel bosco di
Montecastelbarone una splendida foresta a nord di Agnone.
Gli alberi prescelti sono individuati dagli agenti del
Corpo Forestale dello Stato tra quelli malati, abbattuti
da calamità naturali o secchi. I tronchi sono ripuliti
dalla corteccia e tagliati in sottili listelli di circa un
metro e mezzo di lunghezza, legati tra loro a mazzo e
sovrapposti fino a raggiungere l’altezza di alcuni
metri. Questa sovrapposizione di listelli è arricchita
nel suo interno da steli secchi di ginestra, che faranno
ardere la ‘Ndoccia caratterizzando il rituale anche
sonoramente con il loro crepitìo. Questa pianta viene
scelta per motivi di carattere logistico e tradizionale. L’abete
è una pianta resinosa e di facile combustione, ma è
anche l’albero-simbolo del Natale per molte popolazioni
nordiche soprattutto di origine celtica non del tutto
estranee alla tradizione agnonese. Inoltre il legno di
abete non è difficile da trasportare e, se ben secco, è
ricco dei rumorosi scoppiettìi che al momento dell’accensione
fanno la differenza fra una buona ‘Ndoccia e una non
riuscita.
Cinque
gruppi di portatori
Da secoli i protagonisti della ‘Ndocciata sono i
potatori. Divisi in gruppi provenienti dalle contrade
rurali di Agnone, gli uomini che sfilano con le grandi
torce ardenti sulle spalle si sfidano ogni anno per la
conquista del trofeo artistico dello ‘Ndocciatore,
realizzato anni fa dallo scultore Ruggiero Di Lollo.
Cinque sono i gruppi che negli ultimi anni hanno animato
la ‘Ndocciata. La contrada di “SANT’ONOFRIO” è
certamente il gruppo più antico. Prende il nome dalla
zona montana a nord di Agnone ed è formata da oltre 150
elementi tra uomini e donne. Il gruppo che rappresenta
Agnone centro è quello denominato “CAPAMMONDE E
CAPABALLE” nome che sta ad indicare la parte alta della
cittadina altomolisana. Composta da oltre 100 persone,
questa formazione è la più giovane per età media. La
contrada “COLLE SENTE” può definirsi il gruppo di “alta
quota”. Proviene infatti da un nucleo abitato situato a
ovest di Agnone oltre i 1000 metri di altitudine. La
contrada “GUASTRA” anche se appartiene
amministrativamente al comune di Capracotta è legata da
sempre a questa tradizione agnonese; infatti fino a
qualche anno fa, gli abitanti di questo gruppo di case
rurali accendevano torce ardenti vicino agli usci la sera
della vigilia di Natale. Infine “SAN QUIRICO”
rappresenta il territorio rurale di Agnone più a valle,
è il gruppo meno numeroso della ‘Ndocciata ma
particolarmente agguerrito e legato a questa tradizione.
Un
gigantesco “fiume di fuoco”
La sera dell’8 e 24 Dicembre all’imbrunire centinaia
di portatori di tutti i gruppi si riuniscono all’ingresso
settentrionale di Agone; la tensione è evidente, le
emozioni si risvegliano e si rinnovano. Il segnale per l’accensione
delle gigantesche torce e per la partenza è dato dal
rintocco della campana più grande di Agnone, posta sul
campanile di Sant’Antonio, il più alto della città.
Uno, due rintocchi poi nelle strade si fa silenzio e il
corteo si avvia. Davanti a tutti ci sono gli stendardi dei
gruppi e le scene di vita contadina animata soprattutto da
donne e bambini. Poi, il fuoco. Iniziano a sfilare i
bambini con ‘Ndocce singole, a volte leggermente più
piccole delle misure riservate agli adulti. I portatori
sono solo uomini. Alla ‘Ndocciata non c’è età, il
più piccolo portatore che si ricordi aveva due anni,
mentre il più anziano sfiorava gli ottant’anni. Avvolti
nei loro grandi mantelli scuri i portatori ogni anno
procedono in un ordine prestabilito. Dopo le torce singole
ecco quelle a due. Subito dopo entra in scena il vero e
proprio esercito di portatori con in spalla quattro grosse
torce: è il cuore forte della ‘Ndocciata. Le emozioni
crescono, il fiume di fuoco si fa maestoso e ora si dipana
sotto gli occhi degli spettatori che affollano il corso
principale di Agnone. La città si incendia e più di
qualcuno piange. Nella mente si affollano i ricordi dell’infanzia,
i pensieri vanno a chi non può assistere anche quest’anno
all’immenso fuoco di Natale, perché è lontano, perché
non c’è più. Arrivano i portatori con otto torcioni,
poi i “ventagli” infuocati con 10, 12, 16 fiamme sulle
spalle di uno o due uomini. Ma ecco un’altra sorpresa:
ecco i più forti, quelli che vogliono dimostrare alle
donne ed ai propri “rivali” di essere i migliori.
Giovani dal fisico robusto che in una sfida dal sapore
mitico e dalla suggestione unica si sono caricati di 18 o
20 enormi fiaccole. Camminano sicuri nascondendo lo sforzo
anche quando non ce la fanno più. E danzano. Danzano al
centro della piazza roteando su se stessi simili a pavoni
dalla gigantesca coda di fuoco. Mostrano a tutti la loro
forza, il coraggio e la maestosità delle fiamme che li
circondano. È il rito antico che si ripete. L’immagine
ancestrale che richiama significati che sembrano persi ma
che in realtà sono sempre presenti: fertilità, forza
creatrice e purificatrice del fuoco, preghiera dell’uomo
verso le forze dell’ignoto raggiunte attraverso le
grandi fiamme delle ‘Ndocce. Questi giovani non lo sanno
ma sono i continuatori di liturgie vecchie quanto il
rapporto fra l’uomo e la natura.
E il fiume di fuoco va avanti, riempie il corso cittadino,
è lungo chilometri, sembra non finire mai. Mentre
scrosciano gli applausi la memoria di molti risale a quell’
8 dicembre del 1996, quando in onore di Giovanni Paolo II
gli agnonesi “incendiarono” piazza San Pietro
omaggiando il Santo Padre, che aveva visitato Agnone un
anno e mezzo prima, in occasione del cinquantesimo del suo
sacerdozio. Le parole del Papa affacciato eccezionalmente
di sera alla finestra del suo studio, furono piene di
commozione e gratitudine. “Grazie di questo spettacolo,
grazie per il falò della fratellanza – disse tra l’altro
il Pontefice – Grazie alla diletta città di Agnone…il
fuoco purificatore che i vostri padri accendevano in
occasione del solstizio è divenuto segno di Cristo, di
Gesù luce del mondo. Le crepitanti fiaccole ci ricordano
che Cristo è la vera Luce. Possa il fuoco trasformarvi in
portatori di gioie per il Natale, ad Agnone ed al Molise
tutto”. C’era quasi tutta la popolazione molisana ad
ascoltare quelle parole sotto il colonnato del Bernini, in
un’atmosfera magica, surreale, indimenticabile. La
diretta nazionale della Rai, che durò otre un’ora e le
aperture di tutti i Tg serali di Rai Uno, Rai Due e Rai
Tre oltre che di canale 5, Rete 4 e Italia 1 segnarono la
definitiva affermazione della ‘Ndocciata agnonese come
uno fra i più suggestivi riti natalizi della tradizione
italiana. Negli anni successivi altre tre volte la ‘Ndocciata
si è svolta l’8 dicembre in edizioni straordinarie
legate a particolari ricorrenze. Come è avvenuto nel 2000
in occasione dell’Anno Giubilare o nel 2004 per la
celebrazione del seicentesimo anniversario della
proclamazione di Agnone a Città Regia. L’appuntamento
della tradizione resta e resterà per sempre quello della
Vigilia di Natale. Quel 24 dicembre all’imbrunire,
quando ogni agnonese - che si trovi in patria o negli
angoli più sperduti del mondo – udendo i rintocchi del
campanone di Sant’Antonio accende la propria ‘Ndoccia
interna che è fuoco di fede e di attaccamento alle
proprie antichissime radici.
Pro
Loco Agnone
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